Il virus non infetta il mercato

Con la crisi innescata dal Coronavirus molti hanno assaltato farmacie e supermercati per cercare di procurarsi mascherine e disinfettanti facendo esaurire le scorte presenti. Su alcuni siti Internet sono apparse delle offerte di mascherine e disinfettanti a prezzi esorbitanti e tutti hanno gridato allo scandalo. Non può far piacere che quando si cerca di comprare qualcosa il prezzo salga improvvisamente, ma è evidente che in caso di scarsità e di richieste eccessive i prezzi non possono che salire. D’altro canto è nello stesso interesse del consumatore che i prezzi salgano perché ciò indica a produttori e commercianti che un bene è afflitto da scarsità e bisogna produrne di più o procurarsi altri canali di approvvigionamenti. I prezzi hanno proprio la funzione di veicolare informazioni e se non facessero questo non si capirebbe cosa produrre e in che quantità, creando la situazione dell’Unione Sovietica dove la mancanza dei prezzi di mercato non veicolava informazioni creando penuria dei più svariati generi.

La situazione odierna è una dimostrazione del valore informativo dei prezzi. Una farmacia che improvvisamente si trova sprovvista di mascherine e disinfettanti non farà altro che chiamare il suo fornitore abituale e se questi a sua volta ne è provvisto proverà a contattare qualcun altro cercando di far fronte all’emergenza. Ma se i magazzini si svuotano completamente non esiste alternativa che produrne di più, ma far fronte ad un picco di produzione significa fare straordinari, procurarsi le materie prime a qualunque prezzo e così via. In breve si affrontano prezzi di produzione incrementati e se il prezzo di vendita rimanesse costante non converrebbe produrre in fretta in furia a costi maggiori e sul mercato i prodotti non arriverebbero. Per far fronte ad un picco di richiesta un commerciante potrebbe farsi arrivare dei prodotti dall’estero affrontando dei costi in più, ma ciò lo può fare perché la scarsità ha fatto salire i prezzi e perciò i costi di approvvigionamento aumentati sono compensati dall’incremento dei prezzi di vendita. Questa è la funzione dei prezzi: dirigere la produzione dove c’è richiesta. Può sembrare un approfittare della situazione di difficoltà, ma se i prezzi non salissero la scarsità rimarrebbe tale e nessuno si sforzerebbe di porre rimedio. Se lo Stato imponesse dei prezzi calmierati cosa succederebbe? Semplicemente che l’insufficiente quantità rimarrebbe tale. Perché un commerciante si dovrebbe sforzare di farsi arrivare merce, per esempio, dall’estero pagandola di più, con costi di trasporto maggiori se poi è costretto a vendere ai prezzi imposti dallo Stato che non coprono le spese? Stesso ragionamento per i produttori che non si sobbarcherebbero dei costi aggiuntivi per produrre di più e vendere ad un prezzo imposto che non coprirebbe le spese. I prezzi imposti, come ampiamente dimostrato dalla storia, causano penuria di un bene.

Può non piacere il meccanismo di mercato che fa variare i prezzi in caso di scarsità di un bene, ma è l’unico che permette di aggiustare la produzione in base alle richieste di mercato e di far fronte alla scarsezza di un bene. Meglio questo che la fame dei paesi ad economia collettivista.

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