Fermare la pandemia economica

In questi giorni difficili emerge la fragilità di uno stato in perenne deficit che per poter far fronte all’emergenza del Coronavirus non può attingere a nessun tipo di riserve e non può far altro che andar in giro con il cappello in mano a chiedere nuovi prestiti. Il governo ha dichiarato di stanziare 25 miliardi per la crisi, di cui 20 a deficit, ovvero nient’altro che l’emissione di ulteriori 20 miliardi in più di titoli di stato che andranno ad aumentare così il debito pubblico. Si chiede il permesso all’Europa, ma è solo un avallo politico, perché è il mercato cioè gli investitori, banche, fondi di investimento e società finanziarie che metteranno mano al portafoglio per comprare i titoli di stato italiano. Sono proprio questi momenti in cui ci si rende conto che avere la parità di bilancio non è una cosa così brutta. Se si è in pareggio ci si può permettere per un’emergenza di sforar il bilancio senza tanti patemi d’animo perché gli investitori non hanno problemi a prestare denaro a chi ha dimostrato con i fatti e nel tempo di saper amministrare bene il denaro e di rispettare le scadenze. Un po’ quello che succede con le famiglie. Se ci si presenta in banca a chiedere un finanziamento il risultato è ben diverso presentandosi con un passato di rate pagate sempre puntuali ed un altro presentandosi con rate scadute, pignoramenti ecc.

Le anime belle si stanno riempiendo la bocca del motto “prima la salute e poi l’economia”, frase priva di qualsiasi logica. Le cure mediche e le medicine non crescono sugli alberi, ma è proprio il lavoro e la produzione industriale che permettono di avere farmaci, ospedali, attrezzature sanitarie, medici e infermieri preparati. Non dimentichiamo che anche medici, infermieri e altro personale sanitario hanno la cattiva abitudine di mangiare e di pagare le bollette a fine mese come chiunque. La tanto bistrattata economia ed in particolare modo il libero mercato è quello che permette di produrre quel surplus oltre alla sussistenza che permette di spendere in ricerca e in cure mediche. Se non si hanno le risorse per mangiare, immagino che sia piuttosto difficile pensare che si possano avere i mezzi per produrre medicine e curare gli ammalati. Un principio economico fondamentale è che le risorse sono limitate e che bisogne fare delle scelte su come utilizzarle. Il lavoro dell’uomo con la sua intelligenza e il suo impegno può far crescere la disponibilità delle risorse, ma rimane l’evidenza che sono comunque finite e non infinite. Principio che dovrebbe essere chiaro anche ai religiosi dato che la Bibbia non a caso parla di cacciata dal paradiso terrestre. La frase “prima la salute poi l’economia” è priva di qualsiasi senso perché è proprio l’economia a fornire le risorse che permettono di poter curare le persone. Per questo un buon padre di famiglia mette sempre qualcosa da parte per i tempi difficili e non spende tutto il denaro che guadagna. Oculatezza che lo stato non possiede continuando ad indebitarsi sia nei tempi buoni che in quelli cattivi trovandosi con un bilancio devastato.

Certo di fronte ad un pericolo immediato lo si affronta subito e poi ci si preoccupa dei pericoli più remoti, ma è evidente che quando è possibile prevedere anche le conseguenze più remote e si ha la possibilità di agire bisogna comportarsi di conseguenza. Se per motivi sanitari si è deciso di bloccare l’attività economica non ci vuole certamente molta intelligenza per capire che si mettono in difficoltà famiglie e imprese. L’esercizio commerciale e il ristorante che chiudono non avranno entrate per pagare affitti, bollette, dipendenti e tasse. I danni ci saranno e si spera che molte imprese possano riprendersi in fretta da questo inferno economico, ma il governo nello stesso decreto in cui decideva le restrizioni sanitarie poteva predisporre almeno la sospensione delle scadenze fiscali e dei versamenti previdenziali. Poi con calma si sarebbero predisposti altri provvedimenti, ma almeno la sospensione delle scadenze fiscali si poteva fare subito. Purtroppo da un governo che non riesce a fare un decreto urgente senza una fuga di notizie non ci si può aspettare molto. In questa emergenza un governo capace e coraggioso potrebbe approfittare per varare una riforma fiscale con una drastica riduzione dell’Irpef per tutti, la detassazione degli utili reinvestiti e un azzeramento del contenzioso fiscale. Una riforma di questo tipo potrebbe permettere dopo il crollo, una ripresa dell’economia.

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