Si fa presto a dire Eurobond

In questi giorni di crisi la confusione regna sovrana e l’unica certezza è che si preannuncia la peggiore recessione economica dal secondo dopoguerra. Una delle soluzioni proposte è quella di creare dei titoli di debito europeo con cui raccogliere denaro da poter spendere in favore di cittadini e imprese. Il problema di questa soluzione è che il debito emesso è garantito dagli stati membri la cui situazione non è omogenea. L’Italia ha un debito pubblico del 135%, mentre la Germania del 60% ed è evidente che in queste condizioni è l’Italia ad avvantaggiarsi di riuscire a procurarsi del denaro fresco con la garanzia della solidità tedesca. Questo spiega perché tedeschi e olandesi sono contrari ai titoli europei, perché sono quelli che rischiano di più. Bisogna anche ammettere le evidenti colpe dell’Italia: il disastro del debito pubblico italiano non nasce da una guerra o da una catastrofe, ma da decenni di sprechi e di spesa clientelare e assistenzialista. Se pensiamo ai due provvedimenti principi del passato governo gialloverde come quota 100 e reddito di cittadinanza costati svariati miliardi senza che abbiano prodotto nulla di positivo. Pensiamo ai continui regali all’Alitalia, azienda che può essere solo liquidata perché impossibile da salvare, alla Rai che nonostante il canone e la pubblicità continua a perdere milioni ripianati dallo stato, alle famose pensioni d’oro, alla miriade di enti inutili tenuti in piedi solo per garantire degli stipendi pubblici e così via. E poi non ci sono i soldi per la sanità con oltre 850 miliardi di spesa pubblica. Conoscendo questa situazione è naturale la diffidenza di che deve garantire un prestito.

Qualcuno rinfaccia alla Germania che dopo il secondo dopo guerra nonostante le sue colpe abbia ricevuto aiuto dalle altre nazioni. Purtroppo, anche tra gli stati vale la regola che quando si tratta di soldi ci si dimentica di parentele ed amicizia. In realtà le situazioni sono più complesse e bisognerebbe capire quanto negare soldi all’Italia o alla Spagna convenga a Germania e agli altri paesi nordici. Per esempio, la Germania vende le sue auto anche all’Italia che se andasse a gambe all’aria non comprerebbe più le auto tedesche. Per questo nella posizione tedesca coesiste una componente morale oltre che economica non facilmente distinguibile. L’Italia è sicuramente un mercato per l’economia tedesca, ma anche un pericoloso concorrente e in questi frangenti in cui sembrerebbe naturale dover prevalere la solidarietà, gli interessi nazionali prevalgono per regolare vecchi e nuovi conti. Alla fine, la questione da semplicemente economica diventa politica e qui emerge la mancanza di visione della leadership tedesca. Gli Stati Uniti nell’immediato dopoguerra con il piano Marshall hanno aiutato i paesi europei a riprendersi per legarli a sé, come fa adesso la Cina che va regalando soldi ai paesi del terzo mondo per portarli nella sua orbita. La politica tedesca è evidentemente quella di costruire un Unione Europea a sua immagine e somiglianza con l’aiuto dei francesi e dei suoi paesi satelliti. Sembrerebbe una sorta di politica imperiale regionale su base economica e non politico – militare. È qui si evidenzia la debolezza di una simile politica. Non ci può essere una leadership senza un adeguato apparato militare e senza investire soldi negli alleati. Quella tedesca è molto più semplicemente una politica commerciale in cui le istituzioni europee servono a favorire le vendite delle aziende tedesche senza che la Germania investa più di tanto. Non si può governare un continente con simili idee e senza metterci del proprio. La Germania vuole essere difesa dagli Stati Uniti che mettono uomini e mezzi e usare l’Unione Europea come suo mercato interno in cui cercare di far fuori i concorrenti. Ben diversa la leadership americana che con Trump ha trovato un presidente dotato di una visione precisa del futuro che ha colto i segni del declino, non tanto americano, ma quanto del mondo libero e del pericolo della dittatura comunista cinese. Al declino del mondo libero contribuisce anche la leadership tedesca mettendosi a fare affari con nazioni come l’Iran.

L’Italia ha tante colpe e ha sprecato tanto denaro dei suoi cittadini e sarebbe stupido negarlo e non avendo risorse non che può che chiedere aiuto agli altri, ma sarebbe bene che guardasse bene a chi chiedere aiuto: una democrazia occidentale non è la stessa cosa di una dittatura comunista. Personalmente siamo convinti che per l’Italia sarebbe meglio legarsi agli Stati Uniti anche rispetto alle altre nazioni europee.

Reperite le risorse bisognerebbe capire come verranno utilizzate. Allo stato attuale non si vede nessun piano per il ritorno alla normalità. Non si tratta di accelerare i tempi della fine del blocco, ma di incominciare a predisporre dei piani per il dopo, perché non si potrà tornare alla normalità come se nulla fosse. Probabilmente sarà necessario mantenere delle limitazioni, ci saranno attività che potranno partire prima e altre dopo e così via. Di tutto questo non si vede neanche l’ombra. Sarebbe da chiedere a Conte se abbia idea di cosa fare degli eventuali soldi recuperati con gli Eurobond, altrimenti saremmo di nuovo nella situazione di ottenere soldi dai prestiti e invece di utilizzarli per la crescita economica, utilizzarli per alimentare sprechi e corruzione.

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