Una risata ci salverà

Il video ritrae una persona che va a conferire i rifiuti nel cassonetto in strada. Il fatto anomalo è nel modo in cui compie questa normalissima azione quotidiana. Siamo nei giorni dell’emergenza Covid19, e il tizio percorre l’isolato che lo separa dal punto di raccolta in modo guardingo, rasentando i muri a passo veloce, e soprattutto: indossando un costume da tirannosauro!

Dai balconi del rione, probabilmente in una cittadina spagnola, la gente osserva la scena inattesa. Il tirannosauro getta il pattume domestico e si nasconde dietro un’auto in sosta, poi guadagna l’angolo dell’edificio adiacente. Il dinosauro procede spalle al muro, con molta attenzione, quindi accelera il passo e di corsa sparisce da dove è arrivato.

Tutta la scena è accompagnata da fragorose risate. I residenti, al fermo domiciliare (come tutti), osservano la gag lasciandosi andare a commenti e a qualche suggerimento indirizzato al mostro verde. In pochi secondi gli abitanti dell’isolato sono contagiati da una crescente ondata di improvvisa allegria. Tutto per un attimo sembra cambiare, torna il colore e si sostituisce al grigio di una periferia confinata in casa.

Il filmato ha letteralmente fatto il giro del mondo, passando da chat a chat, e ovunque ha provocato sorrisi o addirittura fenomeni di cosiddetto incontenibile sganasciamento. Non potremo mai sapere se l’individuo mascherato poteva immaginare di provocare una reazione simile, oltre i propri confini nazionali, e neppure come egli giudichi il successo della sua provocazione. E’ probabile chesi tratti di una sorta di flash mob organizzato su larga scala (scene simili sono avvenute in molte città), però è di certo anche la conferma del disperato bisogno che abbiamo di lasciarci cadere nelle braccia delle risate: di spezzare la drammatica quotidianità che ci accompagna ormai da più di un mese.

Ridere può essere un gesto rivoluzionario, come la riconquista di una libertà negata. Siamo infatti costantemente assediati da messaggi nefasti e continui conteggi di mortiovunquenel mondo. Le immagini trasmesse dai telegiornali sono a dir poco macabre, dalle bare di Long Island (New York) a quelle di Bergamo, e i volti funesti dei giornalisti gettano sconforto in ogni dove. Un attacco all’umore collettivo reso ancor più grave da una rete web spietata nella creazione di allarmismo sociale, intrisa di cospirazioni globali e fake news di ogni ordine e grado.

Un costituzionalista ha tenuto il conto di tutti i provvedimenti coercitivi inerenti la fase emergenziale attuale. Ha raccolto circa 4.000 ordinanze emanate dai Comuni italiani, alcune delle quali assurde, e oltre 380 decreti a firma dei presidenti regionali. Una gigantesca mole normativa che a volte si affianca, e altre volte contraddice, i provvedimenti governativi nazionali. I cittadini brancolano nel buio, tra indicazioni coercitive di comportamento, spesso incoerenti, e videomessaggimessi in rete da pasdaran virtuali che (malgrado i contenuti sovente deliranti) vengono colti dalla popolo di YouTube al pari di profeti imprescindibili.

E’ comprensibile, a mio parere, lo sfogo del presidente Conte in conferenza stampa. Denunciare menzogne con nomi e cognomi degli autori non è mai un attacco alla libertà di informazione, ma al contrario la difesa di una Democrazia (seppur non delle migliori) resa ogni giorno ancor più fragile da coloro che costruiscono e diffondono metodologicamente, e scientemente, false notizie.

La manomissione dei fatti e al contempo la lenta azione manipolativa indirizzata a una popolazione sempre più impaurita può essere fatale per qualsiasi sistema sociale, sino a comportare il collasso violento della comunità intera. La politica che lucra e strumentalizza momenti come quelli che stiamo attraversando non aiuta la collettività, bensì lavora solo nella ricerca esasperata di un consenso idoneo ad aprire nel prossimo futuro la porta della stanza dei bottoni, del potere. Al contrario, è libertà di stampa il coraggio dei giornalisti che si espongono in prima persona nella ricerca disperata di informazioni vere, così come nel denunciare pubblicamente chi ricopre ruoli di responsabilità e compie gravi errori per malafede o incapacità manifesta.

Di certo ad oggi le istituzioni hanno commesso molti errori, incluso quello di aver sottovalutato l’aggressività di Covid19. Ricordiamo ancora la pressione di molte regioni, tra cui il Piemonte, indirizzate a riaprire tutto (scuole e attività) dopo l’emanazione delle prime misure restrittive di marzo, così come rammentiamo la precipitosa marcia indietro innanzi ai numerosi ricoveri in rianimazione e alla implacabile conta dei deceduti (chi diceva di riaprire tutto oggi invocamisure sempre più coercitive verso i cittadini).

Fanno male al cuore le immagini di motovedette dell’Arma che pattugliano i laghi pedemontani alla ricerca di chi viola le norme di contenimento; fa soffrire l’dea di droni che sorvolano i parchi a caccia di chi vi passeggia trasgredendo decreti e ordinanze;crea imbarazzo osservare una signora anziana seduta insolitudine su una panchina che viene circondata da forze dell’ordine per essere sanzionata in seguito al suo atto temerario: fotogrammi di un’epoca che speriamo di lasciarci presto alle spalle senza pagare conseguenze irreversibili sul piano di una Costituzione violata e calpestata (anche per colpa dei soliti “furbetti” edi egoisti vari) a ripetizione.

La cosiddetta fase 2 si preannuncia quale epoca di obblighi, tra cui vaccinazioni di massa, e controlli tali da far impallidire l’epoca delle dittature europee del secolo scorso.

Un dinosauro corre guardingo per recarsi al primo cassonetto utile, dove gettare il suo sacchetto dei rifiuti. In altre città mostri preistorici sono in strada per dedicarsi alla raccolta differenziata, gettando nella meraviglia coloro che si affacciano dai balconi delle loro case/galera. Dopo lo stupore ecco le risate e quei sorrisi che ad oggi sono l’unica cura certa contro l’idiozia umana e la paura, quest’ultima mortale quasi al pari del maledetto virus.

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