EMERGENZA SANITARIA

Unità in crisi: Icardi smentisce Raviolo, medici sulle barricate

Il capo dell'emergenza rifiuta l'invio di personale sanitario dalla Protezione Civile e scoppia un pandemonio. L'assessore fa retromarcia: "Servono anestesisti, urgentisti, pneumologi, infettivologi". Durissima l'Anaao: "Prego, accomodarsi"

Unità di Crisi allo sbando. Come definire altrimenti l’organismo che dovrebbe governare l’emergenza sanitaria e che invece vede uno dei suoi componenti rifiutare l’invio di personale sanitario offerto dalla Protezione Civile nazionale, salvo poi leggere l’accorato appello dell’assessore alla Sanità per avere quei rinforzi snobbati?

Lo scorso 11 aprile il dirigente della maxiemergenza Mario Raviolo con una mail rifiuta l’aiuto offerto, “essendo la fase ospedaliera in lieve remissione”. Oggi l’assessore Luigi Icardi fa sapere di aver chiesto “rinforzi alla Protezione Civile”: servono anestesisti, urgentisti, pneumologi, infettivologi. “Riguardo al personale infermieristico, le richieste più pressanti sono riferite a professionalità esperte in ambito urgentistico di Pronto Soccorso, terapia intensiva, cure domiciliari e assistenza a pazienti anziani e con fragilità”.

Altro che Unità di Crisi, di fronte a una situazione come questa, dire che è un’unità in crisi è poco. Chi governa le decisioni? Chi ha deciso che quella inviata da Raviolo era la risposta da dare alla Protezione Civile? Ognuno fa da sé o c’è – e se c’è non si vede – una catena di comando? Il comitato tecnico scientifico che condivide le conferenze stampa, ha condiviso anche quella decisione, poi smentita nei fatti dall’assessore? “Forse il dottor Raviolo ha letto i numeri del Molise, un errore può succedere, per carità. Perché i dati del Piemonte all’11 Aprile erano di 490 casi in più e di 78 decessi nelle ultime 24 ore”, attacca in una nota l’Anaao, il principale sindacato dei medici ospedalieri.

“In molti ospedali del Piemonte, i medici con specialità non equipollenti stanno, con grande abnegazione e spirito di servizio, assistendo i pazienti Covid. Questo per gestire l’iperafflusso e per sostituire i colleghi in quarantena perché contagiati. Molte attività cliniche sono sospese, e i malati con patologie non strettamente urgenti, differenti dal Covid non hanno le cure che avevano in precedenza anche per la carenza di personale, occupato appunto con i malati per il virus. E l’ospedale di Verduno ha posticipato ripetutamente il tanto atteso taglio del nastro d’inaugurazione per la difficoltà nel reclutare sanitari”, scrive Andrea Sarlo, segretario aziendale dell’Anaao presso l’azienda ospedaliera di Novara, testo subito rilancito dalla segretario regionale del sindacato Chiara Rivetti.

“Che dati avrà letto, il dottor Raviolo, per dire questo? Quale epidemiologo, infettivologo, direttore o esperto in statistica avrà consultato? Questo episodio – sostiene l’Anaao – ci dà la conferma che in seno all’Unità di Crisi manca un sistema di comando e controllo indispensabile per condividere informazioni, richieste e decisioni. Due sono a questo punto le ipotesi da vagliare: o il dottor Raviolo ha la piena fiducia dell’Unità di Crisi ed è il suo portavoce, oppure ha agito di sua iniziativa non coinvolgendo gli altri referenti dell’Unità perché evidentemente non esiste un controllo reciproco e un solo portavoce. In entrambe i casi si è dimostrata una grave inefficienza”.

Dura la conclusione: “Le reali motivazioni alla base della mail di rifiuto non ci interessano: sicuramente non sono la tutela della salute dei cittadini, la gestione ottimale dell’epidemia, il sostegno dei sanitari. Dunque, se chi gestisce la crisi non ha queste priorità: prego accomodarsi”.

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