Gli orari della ripresa

Se oggi non avessimo uno scenario piemontese pieno di incognite e impegnativo per il futuro dovremmo lanciare un appello: “Salvate il soldato Mattioli”. Persa la sfida in Confindustria, persa quella in Compagnia, non resta che candidarsi a sindaco a Torino nel 2021… vedremo se e con chi, ma non è, per forza, necessario.

Incidentalmente abbiamo problemi ben più seri a cominciare dalla conferma che le prime giornate della Fase 2 ci presentano l’urgente necessità di affrontare il tema della mobilità urbana nei centri cittadini. È “normale” che l’utilizzo dell’auto propria a scapito del mezzo pubblico sarà la scelta prevalente nel futuro non solo prossimo. Già, anche il monopattino è a uso singolo…

Oggi sarebbe molto utile da parte delle amministrazioni comunali dell’area metropolitana, se la maggioranza e la sindaca del Comune di Torino esercitassero  il loro ruolo di guida, un piano straordinario di mobilità urbana basata su autoveicoli a basso impatto ambientale, a partire dall’elettrico e/o ibrido. Al Governo spetterebbe una campagna di incentivi su tutte le alimentazioni meno inquinanti senza pregiudizi. Per quanto riguarda Fca è auspicabile una versione più low della 500E, insieme alla nuova Panda ibrida; ma soprattutto una campagna commerciale abbordabile, per renderla accessibile a una platea più ampia stante che la ripresa potrebbe consentire un mercato favorevole.

Osservo che nel mentre si inizia a indagare su molti speculatori, sono i veri untori, di mascherine e altro materiale sanitario contraffatto o non a norma, la tanto bistrattata Fca ha sostenuto la Siare per implementare la produzione di ventilatori polmonari, produrre mascherine e dare supporto alla fabbricazione dei macchinari adibiti alla produzione delle stesse. Ciò anche in stabilimenti italiani.

L’altro tema, più sindacale, è legato al dover ripensare due questioni fondamentali nelle relazioni sindacali e nella vita in fabbrica e in ufficio dei lavoratori: l’organizzazione del lavoro e gli orari.

Lascio il tema dello smart working al dibattito nazionale e mi concentro sulla necessità più complessa di gestire gli orari nelle officine dove auspicando la ripresa a pieno regime ci sarà la necessità di saturare gli impianti mantenendo le distanze tra i lavoratori. Il tema allora sarà la saturazione impianto che dovrà passare da una media che oggi è intorno al 70%. Significa che ci si dovrà confrontare sull’utilizzo al sabato se non oltre. Perché, nel dire “non sarà più come prima” è auspicabile che non si ricorra, da parte delle imprese, al solito straordinario. Per contro, nella mia non breve esperienza sindacale, uno degli aspetti più complessi da affrontare con i lavoratori è cambiare le abitudini, cioè gli orari. È comprensibile perché chi lavora organizza la vita sulla base dei turni e quindi ogni cambiamento di turno  è un cambiamento nella vita familiare.

Nei primi anni duemila riuscimmo a fare un accordo sindacale in una media azienda del torinese di 500 dipendenti, maggior parte operaie, sul 6x6. L’accordo passò (si lavorava 36 ore ma era tutto pagato a 40 ore, tra l’altro. Quindi favorevolissimo a noi) ma la sua applicazione fu continuamente osteggiata dalle lavoratrici proprio sul fatto che lavorare sei ore al giorno compreso il sabato era un cambiamento delle abitudini di vita destabilizzante. Fu una delle rare esperienze sul 6x6 nella metalmeccanica torinese.

L’altra esperienza, recente, fu un accordo sui 18 turni in un’area di un’azienda torinese a forte concentrazione di giovani. L’accordo fu fortemente contrastato, un po’ per responsabilità sindacale a maggioranza Fiom, la quale, nascondendosi dietro atteggiamenti ideologici subiva i lavoratori anziché aiutarli e guidarli. Anche qui la motivazione era potersi gestire la vita, soprattutto del week end, senza vincoli.

Le esperienze di contrasto alle modifiche della turnistica tradizionale sono tante sul nostro territorio, ora è il momento di riprendere in mano questi temi per riorganizzare al meglio le aziende e forse renderle anche più produttive usando meglio gli impianti e non aumentando la fatica operaia. L’esperienza, purtroppo non usata per molto tempo a Torino a causa dei volumi, significativa è quella dei 18 turni a scorrimento in Fca, che sono in realtà 17. Anche in SKF abbiamo esperienze molto positive di gestione di varie turnistiche sempre discusse con il Sindacato.

La chiusura di molti stabilimenti siderurgici in Italia e a Torino ha molto ridotto  l’esperienza sindacale e datoriale sulle varie casistiche di turnazioni. Anche se nella chimica e industria alimentare permangono esperienze interessanti da socializzare. Da parte delle imprese, a parte quelle grandi, si registra poca voglia e interesse a confrontarsi ricercando le soluzioni più facili e immediate, magari ostentando anche “un po’” di fastidio (mi viene “casualmente” in mente il neo presidente di Confindustria, Bonomi e un suo adepto  piemontese) verso il sindacato. D’altra parte anche la Fiom ha approcci schematici sul tema, da sempre. Basti ricordare che già da giovane delegato (dal Contratto ’79) quando nei cortei, noi della Fim, urlavamo la parola d’ordine sulle 35 ore lanciata da Carniti, segretario Cisl: “lavorare meno, lavorare tutti”, venivamo scherniti e guardati con “tenerezza” dai compagni. Purtroppo ciò avvenne anche con i contratti solidarietà, salvo poi, sempre con almeno un lustro di ritardo farle diventare loro parole d’ordine.

I Contratti di Solidarietà, il 6x6, i 16 turni, i 18 turni “ridotti”, il 9X4, gli scorrimenti e tutta la fantasia che le parti sociali sono capaci di tirare fuori, ponendo la contrattazione aziendale alla base  del confronto sindacale possono aiutarci a affrontare la ripresa produttiva, affrontare il cambiamento, migliorare la produttività e non peggiorare il modo di lavorare, in sicurezza, in azienda. Se poi abbiamo bisogno di un “aiutino” rileggiamoci il sempre utile e intramontabile libro di Piero Pessa, sindacalista Cgil: “Orari e Lavori”, non ci troverete la teoria ma tanti esempi pratici. Buona lettura, concreta e non ideologica.

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