Il Conte Faq

Giuseppe Conte, attuale presidente del consiglio dei ministri, ha una formazione giuridica essendo non solo avvocato, ma anche professore universitario di diritto e pertanto ci si aspetterebbe una particolare sensibilità per quanto riguarda gli aspetti giuridici della sua azione di governo. Non siamo esperti di diritto, ma sappiamo che le norme dovrebbero essere chiare e comprensibili e non dare adito a dubbi interpretativi. Con tutta la buona volontà non pare il caso dei decreti emessi dal governo in cui regnano l'indeterminatezza, certificata dallo stesso Conte che ha rimandato alle FAQ sul sito del ministero i chiarimenti. Non siamo esperti di diritto, ma non credo che in nessuno manuale di diritto troviamo le FAQ come fonte di diritto. Le FAQ, acronimo inglese per Frequently Asked Questions, sono una sorta di istruzioni nate con Internet con cui i siti cercano di rispondere ai dubbi più diffusi negli utenti. Trasporre questo meccanismo in un decreto del presidente del consiglio, non trova nessuna base giuridica. Già la legislazione italiana è cervellotica con miriadi di leggi e spesso ad una legge segue un decreto applicativo a sua volta seguito da circolari, che per quanto possa apparire un sistema farraginoso ha una sua logica e soprattutto una sua base giuridica. Le FAQ sono qualcosa che va oltre ogni regola giuridica. Per esempio si può sapere chi ha scritto le FAQ sul sito del ministero? Esiste un responsabile? Fino a prova contraria le leggi sono approvate dal parlamento e le circolari sono responsabilità dei vari ministri o delle varie autorità pubbliche che servono a spiegare come applicare le leggi in casi di dubbi sull'operatività. Da un professore di diritto ci si aspetterebbe una maggiore attenzione per questi aspetti giuridici.

Una norma che lascia spazio alle interpretazioni non può che determinare l’arbitrio nell’applicazione da parti dei funzionari statali, così chi la interpreterà in maniera più lasca non punirà il cittadino, al contrario di chi la interpreterà in maniera restrittiva. Cose ben note, in particolar modo a chi mastica di diritto. Non si capisce tanta approssimazione nell’emanazione dei decreti contro il Coronavirus. Viene spontaneo pensare male e immaginare che norme così indeterminate siano state volute per creare una situazione di disagio nei cittadini, coadiuvata anche dai mezzi di informazioni, in modo tale che la paura di una punizione li bloccasse anche nelle azioni legittime.

Ci sono stati autorevoli giuristi come Sabino Cassese che hanno espresso i loro dubbi sui decreti del presidente del consiglio che risulterebbero anticostituzionali perché su alcuni argomenti come le limitazioni delle libertà si può operare solo tramite leggi e non con i decreti del presidente del consiglio, gli ormai famosi DPCM. È evidente che di fronte l’emergenza ci possa essere qualche sbavatura, ma ormai sono passati oltre due mesi dall’inizio della crisi e si poteva procedere evitando gli stessi errori e scrivendo dei testi legislativi chiari che evitino dubbi interpretativi. Segnaliamo l’iniziativa dell’avv. Fabio Massimo Nicosia che insieme all’associazione “Diritto e Mercato - #Aktoprosumo” ed altri avvocati ha proposto ricorso straordinario al capo dello stato per l’annullamento dei DPCM emessi. Invece tre avvocati di Padova stanno intentando un’azione collettiva in cui chiedere il risarcimento per i danni subiti dalle tante partite IVA per i provvedimenti illegittimi presi dal governo.

Stupisce che un presidente del consiglio, professore di diritto, possa legiferare in maniere così approssimata e con scarsa conoscenza delle procedure. Sempre che il tutto non sia voluto per creare uno stato di prostrazione psicologico nei cittadini italiani.

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