I bastoni tra le ruote (dell'auto)

Colpisce il titolo dell’articolo di Salvatore Tropea su Repubblica di domenica scorsa – “Assieme alle fabbriche ora deve riaprire il Comune” – ma sarebbe passato nelle dimenticanze se l’assessore alla mobilità torinese, Maria Lapietra insieme all’ineffabile sindaca non avesse lanciato l’idea urgentissima, da mettere in opera seduta stante, dei controviali riservati alle bici e monopattini e le “case avanzate”.

Ecco, quell’idea dell’assessore, astrusa e avulsa dalla realtà critica e di depressione economica che stiamo vivendo si inserisce, assurdamente, nel lavoro quotidiano che i quotidiani fanno sulla cronaca torinese di sviluppare con tantissimi soggetti sociali, concreti, cioè persone che lavorano, su come rilanciare Torino.

Emergono molte idee, da cui può scaturire la sintesi per ripartire. Per fare questo serve però una guida, che è l’Istituzione ma sia in Comune che in Regione le leadership latitano. Basta guardare le gestioni della emergenza Covid. 

Peraltro la proposta dell’assessore è compresa, papale papale, nel Dl Rilancio del Governo. Decreto Legge in cui, mi pare, non c’è una parola sull’automotive e sull’elettrico. Anzi, le proposte sui controviali nasce proprio, leggendo la relazione correlata dal fatto che gli utenti, cioè i lavoratori, nei prossimi mesi non useranno i mezzi pubblici per timore di contagi e si serviranno dell’auto privata. Allora cosa fa il Governo e di conserva il Comune di Torino in un Paese in cui tutti dicono che l’automotive è settore trainante e fondante dell’industria? Penalizziamo il lavoratore, puniamolo riducendogli la possibilità di spostarsi verso il suo posto di lavoro, Intralciamolo mettendogli il “bastone tra le ruote”. Un Paese che non pensa alla sua industria, un Comune che fa scelte ideologiche astratte non vuole bene alla Città ma ricerca solo la realizzazione della suo “isterico” programma, ammesso esista. suggerirei alla sindaca e all’assessore di stare tre ore in via Nizza angolo via Berthollet  per verificare quanti usano la pista ciclabile e quanti ciclisti passano sulla strada e quanti monopattini circolano e dove.

Bene hanno fatto Fim-Cisl, Fiom e Uilm insieme a Aci e Anfia ha sollecitare il Governo affinché si sostenga il settore automotive che vale 1 milione e duecentomila addetti di cui quasi il 10% in Piemonte. 

Per governare una città serve una visione della realtà, senza tare ideologiche ammesso che anche qui esista un’ideologia. Questo vale anche per il futuro governo cittadino, non si fa il sindaco per prestigio personale o perché si pensa di avere una soluzione preconfezionata in laboratorio ai problemi. Si fa il sindaco per servizio alla comunità, ascoltando quelle forze sociali intermedie che vivono e rappresentano le istanze sociali del territorio.

La fretta di realizzare un obiettivo, i controviali a decrescita oppressiva, per segnare un punto prima che il Governo approvi il Dl dimostra il disinteresse al territorio per rincorrere obiettivi politici nazionali, conferma la mancanza di visione territoriale.

Simile iniziativa sarebbe, almeno, stato utile collegarla a un progetto industriale magari convincendo qualche azienda produttrice di biciclette a insediarsi  a Torino, aiutare chi è già presente, favorire le licenze di negozi di bici, ovvero creare, non imporre, la cultura delle due ruote, tra l’altro in una città molto anziana.

Già, ma questo non si può fare, mica possiamo sporcarci le mani parlando con qualche azienda! Che direbbero i puristi analfabeti della tastiera? Si può amministrare bene, in trasparenza, senza inciuci parlando con tutti mantenendo le “mani pulite” e oneste se si ha davvero il senso civico dell’Amministrazione.

Non c’è strutturalità nelle idee comunali ma frenetismo da ultima spiaggia inseguendo qualche twitter e un po’ di tastieristi social.

D’altra parte la capacità amministrativa l’abbiamo vista ultimamente con “il pasticcio brutto” sulla gestione della consegna delle mascherine da parte del Comune dimostrando ancora una volta come a Palazzo di Città si viva senza conoscere la realtà vera. Ovvio che poi la colpa è sempre di qualcun altro, la Regione in questo caso, ma con codesta affermazione si viola la convenzione di Ginevra: non si può sparare sulla Croce Rossa.

Costruire la cultura di una mobilità sostenibile si può fare come dimostra l’appello lanciato dal sindaco di Collegno per un azione corale, metropolitana, non in contrapposizione all’auto ma creando e costruendo le condizioni per cui anche l’auto si integri considerando che a Torino si produrrà la 500E che rappresenta la mobilità sostenibile e pulita.

Il Comune di Torino, con questa amministrazione, si è chiuso nella cinta daziaria, forse persino dentro i confini delle mura romane, dimenticando che il sindaco di Torino è il sindaco dell’area metropolitana per cui dovrebbe lavorare di concerto con le altre amministrazioni per costruire una politica del territorio metropolitano su tutti i piani: ambientale, della mobilità, industriale …

Questa amministrazione ignora ideologicamente la realtà, realizza politiche punitive della maggioranza della società e non lavora per fare crescere l’industria nel nostro territorio.

Ovviamente i più penalizzati saranno tutti quei lavoratori e lavoratrici che hanno il posto di lavoro nel centro Città i quali magari invece di trovarsi uno sconto sul parcheggio, se hanno un auto elettrica, non saranno nemmeno incentivati a acquistarla.

Credo che tutti quei lavoratori e lavoratrici, a Mirafiori lavorano circa 17 mila addetti e la filiera dell’automotive solo a Torino ne vale quattro volte tanto, che non sono ancora rientrati dalla cassa integrazione a Mirafiori debbano ringraziare la “non” sindaca di Torino e la sua acuta assessore Lapietra che ostacolano lo sviluppo, la diffusione e una migliore mobilità elettrica e sostenibile nei centri cittadini (non solo) per migliorarne la qualità della vita e dell’ambiente.

Ogni giorno di cassa integrazione in più, ogni euro in meno in busta paga è un “regalo” dell’amministrazione comunale di Torino a quei lavoratori e lavoratrici.

Tutto ciò detto da chi in famiglia, siamo due, ha una sola auto e quattro bici, compresa una MTB-E e una bibici per pedalare in coppia.

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