Il "ritorno" della democrazia

Il dibattito che ha preceduto e che segue il cosiddetto ritorno alla normalità del nostro paese e, nello specifico, del nostro Piemonte, ripropone in prima pagina il tema della democrazia. Perché la terribile emergenza sanitaria nazionale che ci ha travolti in questi lunghi tre mesi ha, inevitabilmente ed inconsapevolmente, anche sospeso le tradizionali modalità della nostra organizzazione democratica. E lo dico con profondo rispetto perché quando l’unica condizione richiesta è quella che invoca velocità decisionale e rapidità delle scelte che vengono adottate, è persin scontato che la prassi democratica deve cedere il passo ad altri metodi. E quindi ordinanze, Dpcm e circolari sostituiscono tutto ciò che abbiamo sperimentato per lunghi 70 anni. Ed è proprio su questo versante che si è sviluppato il dibattito attorno alla cosiddetta “sospensione” della democrazia in questi mesi drammatici per la vita concreta del nostro paese.

Ora, almeno così pare, si tratta di una esperienza che ci mettiamo alle nostre spalle. E che, di conseguenza, prepara il terreno per il ritorno ad una progressiva normalità democratica. E, su questo versante, è bene che tutte le assemblee democratiche e partecipative, seppur sempre nel pieno e rigoroso rispetto delle normative sanitarie e protocollari decise dalle nostre autorità scientifiche, ritrovino il loro tradizionale modo di comportamento. Tutte le assemblee rappresentative. A cominciare dai Consigli circoscrizionali sino al Parlamento. Ho ricordato questo aspetto perché non si tratta di una semplice questione procedurale. Già avevamo assistito nel passato alle proposte di un partito che predicava il sostanziale superamento della democrazia rappresentativa a vantaggio di una alquanto strana e bislacca democrazia del clic. Adesso, comunque sia, si tratta di riscoprire e rilanciare in modo forte e convinto non solo i riti ma anche i cardini essenziali della democrazia rappresentativa e della democrazia partecipativa. Perché senza il rilancio della vera partecipazione democratica si corre il concreto rischio di delegare sempre di più il momento della scelta e della decisone. Il tutto già aggravato dalla impossibilità scientifica e medica del ritorno della fisicità, cioè del confronto normale e fisiologico tra le persone nelle varie sedi deputate al dibattito istituzionale.

Ecco perché adesso si apre una fase quanto mai importante per il nostro paese. A tutti i livelli. Perché l’abitudine alla democrazia non è una esercitazione accademica o politologica ma, al contrario, un costume a cui non possiamo e non dobbiamo rinunciare. Soprattutto dopo una pandemia che ci ha messo alle corde. Ma abbiamo il dovere di reagire e di ritornare alla normalità. Anche sotto il versante democratico e partecipativo.

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