Coldiretti, apertura frontiere Ue per manodopera agricola non basta 

L'apertura delle frontiere italiane ai cittadini europei "è utile a far arrivare manodopera da Romania, Polonia e Bulgaria, anche se molti lavoratori che solitamente venivano nelle nostre campagne, provengono da Paesi extra Ue come Albania e Macedonia. È una soluzione che consente di garantire professionalità ed esperienza alle nostre imprese agricole anche se non risolve ancora del tutto il problema". Così Fabrizio Galliati, presidente di Coldiretti Torino, commenta la riapertura delle frontiere a partire dal 3 giugno senza obbligo di quarantena ai cittadini europei. L'apertura di corridoi verdi per la libera circolazione degli stagionali agricoli all'interno dell'Unione europea, che è stata sollecitata dalla stessa Commissione Ue, ha già permesso a decine di migliaia di lavoratori comunitari di tornare a lavorare nelle campagne della Germania e della Gran Bretagna grazie a accordi tra i diversi Paesi e la stessa Francia ha da poco annunciato l'apertura delle proprie frontiere ai lavoratori dell'area Schengen. "Per garantire la sicurezza si attende ora che venga siglato il protocollo anti-contagio per il settore agricolo con i ministri competenti e l'assistenza dell'Inail. Il tempo stringe: i lavoratori stranieri, infatti, vengono impiegati in Piemonte per la raccolta della frutta e poi per la vendemmia. In Piemonte più di 8mila imprese ortofrutticole necessitano di 20mila raccoglitori; 5mila aziende vitivinicole usano manodopera stagionale per la raccolta dell'uva - aggiunge Galliati -. Serve una radicale semplificazione del voucher "agricolo" che possa ridurre la burocrazia e consentire a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università e molte attività economiche sono rallentate e tanti lavoratori sono in cassa integrazione".

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