SCIUR PADRUN

Unione industriale, corsa a quattro per il dopo Gherzi

Non solo il rinnovo della presidenza, nella Confindustria di Torino sono già partite le danze per individuare il nuovo direttore (un posto da 250mila euro all'anno). In pole position Firpo e Corcione. Marsiaj punta su Cappetti, ma prima deve essere eletto

Mentre tutti gli occhi sono puntati sull’elezione del nuovo presidente, dove l’elezione di Giorgio Marsiaj pare solo formalmente essere messa in discussione dalla candidatura dell’outsider Enrico Maria Rosso, amministratore delegato della Ht&l Fitting Italia, nell’Unione Industriale di Torino si sta preparando un’altra successione, altrettanto importante, quella del direttore Giuseppe Gherzi, in sella dal 2007. L’organizzazione di via Fanti ha affidato le ricerche alla Eurosearch Consultants, società di cacciatori di teste guidata dall’ex senatore repubblicano Roberto Giunta, in cui lavora anche la madamin Sì Tav Patrizia Ghiazza. Moltissimi i curriculum arrivati, da Torino e anche dal resto d’Italia: in ballo c’è un incarico di prestigio e soprattutto un lauto stipendio da 250mila euro all’anno, seppur dimezzato rispetto a quanto percepito finora da Gherzi.

Secondo quanto racconta un insider, al termine di una lunga operazione di scrematura la rosa si è ridotta a quattro nomi. Il primo, e forse più conosciuto, è quello di Stefano Firpo, direttore generale per la Politica industriale aal Ministero dello Sviluppo Economico, nella scorsa legislatura, attualmente “parcheggiato” a Milano dov’è a capo del Microcredito Italiano di Intesa Sanpaolo, la struttura dedicata alle imprese che fatturano fino a 350 milioni. In corsa anche Pier Francesco Corcione, classe 1960, attuale direttore dell’Unione industriale di Biella e figlio del generale Domenico Corcione, ministro della Difesa nel governo Dini, recentemente scomparso; Cristina Ghiringhello, direttore di Confindustria Canavese e infine, last but not least, Angelo Cappetti, uomo della galassia Fiat, dal 2015 direttore dell’Amma di Torino – l’Associazione che riunisce le imprese metal meccaniche – dopo aver guidato i dipartimenti Personale e Affari Legali del Teatro alla Scala di Milano.

Quattro profili di alto standing per un incarico che non è solo burocratico. Il direttore, infatti, ha un ruolo importante sia all’interno sia all’esterno dell’associazione datoriale in cui è necessario abbinare competenza tecnica a buone capacità diplomatiche, anche per condurre le sempre più delicate relazioni sindacali. C’è chi è pronto a giurare che un ruolo tutt’altro marginale nella sua successione potrebbe svolgerlo proprio Gherzi: in pochi credono che si defilerà in buon ordine senza mettere becco e anzi c’è anche chi sussurra che le sue preferenze ricadrebbero su Firpo o Corcione, mentre a Marsiaj, presidente in pectore, piacerebbe portarsi dietro Cappetti, con il quale ha costruito un ottimo rapporto negli anni in cui insieme hanno gestito l’Amma. E il presidente uscente Dario Gallina? Sussurrano da via Fanti che stia facendo di tutto per essere lui, prima di passare la mano, a nominare il nuovo direttore e la sua preferenza è proprio sull'ex direttore del Mise. La partita a scacchi è iniziata e, se è vero che gli eletti passano e i direttori restano, non è sbagliato considerare la partita per la successione di Gherzi forse addirittura più importante e avvincente di quella (segnata?) tra Marsiaj e Rosso per la presidenza.

Sia quel che sia, una cosa è certa: il direttore uscente non ha nessuna intenzione di godersi la pensione ai giardinetti o a rimirar cantieri: i ben informati dicono che nei suoi piani ci sia la presidenza del Ceip, il Centro per l’internazionalizzazione del Piemonte, che nei suoi piani andrebbe privatizzato (“ovviamente coi soldi della Regione” malignano alcuni). Dopo tutto quella è una realtà che conosce bene, essendo da un decennio governata da suo cognato, Giuliano Lengo.

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