POPOLO DELLO SPRITZ

Movida, giovani capri espiatori "di chi non sa che fare e dire"

Si annuncia un weekend di massima allerta. A Torino controlli interforze in tutte le zone del divertimento. Per carità, le regole vanno rispettate ma per il radicale Boni certe dichiarazioni definiscono "uno Stato paternalista e autoritario"

Controlli speciali nelle zone della movida torinese, da piazza Vittorio,  Murazzi compresi, al Quadrilatero passando per San Salvario e piazza Santa Giulia, in occasione della riapertura al pubblico di bar e locali in Piemonte, avvenuta oggi. Confermato il piano del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, riunitosi nuovamente questa mattina, coordinato dal prefetto di Torino Claudio Palomba. “Si è stabilito di intensificare i controlli in quelle zone – spiega il prefetto –. Ieri abbiamo ricevuto anche segnalazioni di alcuni piccoli negozi di alimentari che non avrebbero rispettato le norme”, che a Torino prevedono il divieto di vendita di alcolici dopo le 19 nelle zone della movida. “Saranno effettuati controlli interforze in tutte le zone” conclude Palomba. Ieri sono stati segnalati assembramenti in alcune piazze del centro. Al momento è considerato assembramento un raduno di una decina di persone, che non rispettano tra loro la distanza di sicurezza.

Insomma, massima allerta. E se è giusto e condivisibile il richiamo alla responsabilità dei comportamenti, onde evitare di compromettere i risultati ottenuti nel contenimento dell’epidemia, paiono a dir poco sproporzionate certe dichiarazioni volte a “criminalizzare” il “popolo dello spritz”, additando soprattutto i giovani come pericolosi untori. Anzi, per il presidente dei Radicali Italiani Igor Boni “i ragazzi che fanno aperitivi e la movida” sono i nuovi capri espiatori “di chi non sa che fare e che dire”. Buoni ultimi, i giovani si aggiungono alla lunga serie di “colpevoli” via via additati in questi mesi di pandemia: “Prima era colpa dei Cinesi in quanto tali, poi di chi si riuniva, e ancora di chi andava a sciare, quindi di chi prendeva il treno per tornare a casa, per molti di chi sbarcava sulle nostre coste scappando dalla morte; nella fase più dura era colpa di chi si permetteva di uscire di casa, quindi di chi prendeva il sole sulla spiaggia, di chi correva, di chi portava a fare pipì il cane a 300 metri da casa, di chi camminava in un parco pubblico; ora siamo passati a chi non mette le mascherine anche a letto, per arrivare a nuovi colpevoli: i giovani che fanno la movida”. Secondo Antonio Sechi, ex primario del San Giovanni Bosco di Torino “I giovani che fanno l’aperitivo in piazza sono degli assassini”. “Niente meno!”, sbotta Boni.  Per non dire dei proclami del presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, che pensando alla movida “ci dice che da questo fine settimana dipende il futuro del Piemonte, non da oltre 80 giorni di gestione approssimativa...”.

Per carità, occorrono comportamenti responsabili, ci sono regole che vanno rispettate, ma “di certo non abbiamo bisogno di politici o esperti che abbiano come principale sport quello di additare i cittadini come colpevoli, non sapendo che fare – attacca Boni –. La reclusione è finita e per inciso da 20 giorni, da quando molti milioni di persone sono tornati a lavorare e a uscire i contagi continuano a diminuire. Risaliranno? Ci sarà un'altra ondata? Può essere. Dovremo affrontarla convivendo con il virus e non chiudendo un’intera nazione. Inammissibile condannare singole categorie. Tutto questo non solo non serve a contenere il contagio o a migliorare i comportamenti ma definisce uno Stato paternalista e autoritario”.

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