SOTTOGOVERNO

Finpiemonte litiga sui soldi (degli amministratori)

Dovrebbe operare a sostegno del sistema economico regionale ma nella sua prima seduta il nuovo cda si accapiglia su deleghe ed emolumenti. Il presidente Molina, designato dalla Lega, si tiene per sé l'intero gruzzolo lasciando a bocca asciutta i consiglieri

È il braccio operativo della Regione, l’organismo che, almeno nelle intenzioni di Alberto Cirio, dovrebbe operare con efficienza e celerità a sostegno del sistema economico piemontese, a partire dall’erogazione delle risorse stanziate per fronteggiare l’emergenza. E invece, nella prima riunione del nuovo consiglio di amministrazione, si accapigliano sui soldi. I loro. Così, appena partita, la macchina di Finpiemonte è già in panne. 

Durante la seduta il presidente Roberto Molina, fortemente voluto dalla Lega e in particolare dal suo segretario regionale Riccardo Molinari, ha comunicato agli altri consiglieri che avrebbe tenuto per sé tutti i 75mila euro previsti per gli emolumenti del board, soluzione necessaria per non rimetterci, giacché il funzionario del Banco Bpm per assumere la guida della finanziaria regionale è stato costretto a mettersi in aspettativa non retribuita. Ovviamente tra gli altri quattro componenti del cda, tutti con profili professionali ben più qualificati del presidente – si tratta di Maurizio Irrera, Umberto Bocchino, Mia Callegari e Giulia Passero – è montato un certo scontento e non solo sulla questione squisitamente economica.

Bocchino, che ricopre il ruolo di vicepresidente – e che secondo le malelingue punterebbe a disarcionare Molina, persino aleggiando la mancanza di requisiti di quest’ultimo nel rivestire la carica – ha sottolineato la necessità di distribuire alcune deleghe operative: un modo neppure troppo velato per esautorare il presidente, trasformando il suo ruolo in una mera funzione “di campanello”. Del resto, lo statuto della società assegna la quasi totalità delle funzioni operative al direttore generale, Marco Milanesio, un manager che in questi mesi ha saputo mostrare autorevolezza e tessere relazioni dirette con il vertice della Regione. Insomma, nel disegno dei due “badanti” di Molina (a dare manforte a Bocchino è sceso in campo pure Irrera) in Galleria San Federico dovrebbe insediarsi un plenum guidato da un presidente a fare da tappezzeria o poco più.

Non è tutto: Bocchino, che nella precedente gestione targata Fabrizio Gatti aveva ottenuto una serie di consulenze professionali da Finpiemonte, ha evidenziato anche la necessità di reintegrare Giuseppa, detta Giusi, Ponziano, per 13 anni responsabile dell’ufficio legale e licenziata in tronco dopo le note vicende che hanno travolto la cassaforte regionale. Richiesta che a molti è apparsa quantomeno inopportuna. Alla faccia dell'emergenza Covid.

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