Fate presto

La recente pubblicazione dei dati Istat non ha fatto altro che certificare ciò che era facilmente prevedibile, ovvero il crollo della produzione industriale ad aprile di ben il 42,5% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Essendo quasi tutto chiuso era inevitabile un risultato del genere. A questo dato ci tocca aggiungere un altro. Un’importante società finanziaria che si occupa di credito al consumo ha avuto richieste di sospensione del pagamento delle rate da circa il 70% dei clienti. Un po’ come se uno stipendio di mille euro diventasse di trecento nel giro di un mese. È evidente che ciò ha delle conseguenze gravi. La società ha tagliato tutti i budget con ripercussioni sui fornitori che hanno incominciato a mettere in cassa integrazione i dipendenti e a rilasciare i subfornitori. Al di là dei danni per la singola società e il suo indotto è preoccupante il fatto che il 70% di chi ha un finanziamento in essere ha deciso di chiedere la sospensione. Non pare che quel 70% di clienti sia stato inondato dai soldi che il presidente dell’Inps si vanta di aver distribuito agli italiani. Anche facendo un giro fra conoscenti e amici si scopre che la cassa integrazione non è arrivata a tutti.

Questo dato del 70% indica una crisi di liquidità immediata e una sfiducia nel futuro: nessuno sospende un prestito se non è costretto, perché ciò che non paghi ora lo pagherai dopo. Il governo si balocca con gli Stati Generali e con il piano di Colao e tarda negli interventi concreti nei confronti di imprese e cittadini. Sono stati sospesi le cartelle delle tasse e i provvedimenti esecutivi, ma non sarebbe il caso di eliminarli totalmente e di ripartire da zero? È un provvedimento costoso, ma di facile attuazione e darebbe un po’ di respiro a famiglie e imprese. D’altro canto lo stato dovrebbe mettere in conto che parte di quelle somme messo a bilancio con la crisi attuale non saranno più esigibili, perché alcune aziende falliranno e alcuni cittadini avranno di ben altro di cui occuparsi che pagare cartelle arretrate.

Se l’economia non riparte subito ci saranno milioni di disoccupati e anche parlare di seconda ondata per il Coronavirus è una follia. Bisogna preparare il sistema sanitario per un’eventuale seconda ondata, ma con la consapevolezza che non si potrà procedere con un secondo confinamento perché bloccare di nuovo l’economia significherebbe non avere più soldi neanche per curare le persone. Anche in presenza di una seconda ondata si dovrà lavorare, con le dovute precauzioni, ma non ci si potrà fermare altrimenti non ci saranno i soldi per curarsi e molte famiglie finiranno in mezzo le strade.

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