EDITORIA

Vorrei incontrarti tra vent'anni

Il capoluogo piemontese è a un bivio tra rilancio e declino e i prossimi due decenni saranno decisivi per intraprendere la strada giusta. Che fare? Idee e suggestioni di cento cittadini illustri su Torino Magazine in edicola oggi

Cento interviste e altrettante riflessioni, pensieri, idee, suggestioni per immaginare la Torino dei prossimi 20 anni. Capire cos’è ora per intuire cosa potrà diventare domani, dopo la crisi, anzi le crisi economiche, l'emergenza sanitaria, il lockdown, la paura. Quali le leve dello sviluppo per proseguire nel solco dell’emancipazione dalla Fiat (che non vuol dire fare a meno dell’industria, della manifattura e ancor meno dell’innovazione).

Il numero speciale di Torino Magazine, in edicola oggi, dal titolo #iosonotorino, è allo stesso tempo vetrina e termometro di una città dall'antico blasone che avverte un malessere ma non rassegnata al declino che pure molti prospettano. Tantissimi gli interventi autorevoli per provare a riflettere su un futuro solo apparentemente remoto, astraendosi per un attimo dalle grane quotidiane che riserva l’attualità. Per andare un po’ oltre la nostra punta del naso, tanto cara a certa classe dirigente, fissando l’orizzonte lontano verso la metà di un secolo che s’è aperto con tante aspettative per l’ex Capitale e che, a distanza di 20 anni, oggi ci riserva soprattutto incognite, dubbi e timori. Torino non è più la One Company Town del secolo ferrigno, ma cosa è diventata? Di certo una città più piccola e più invecchiata nell’età dei suoi abitanti – e questo non è un bene – ma che può far leva ancora sulla sua creatività, bellezza e soprattutto su intelligenze e saperi per trasformarsi, reinventarsi, facendo ciò che, in fondo, fa da duemila anni. A partire dall’Università che attira 40mila studenti fuori sede ogni anno: italiani ma anche tanti stranieri che arricchiscono questo territorio con la loro vitalità, le competenze, il denaro che spendono nei nostri bar, ristoranti, negozi, cinema, teatri.

“Tra i temi ricorrenti nei nostri colloqui c’è la sostenibilità ambientale, la città dei giovani e delle università, la cultura, la sanità, il recupero creativo degli spazi dismessi, il turismo e l’innovazione tecnologica – racconta il direttore Guido Barosio –. Il sentire comune disegna una città che deve rimettersi al centro dei giochi e che può farlo”.

Musicisti, manager, politici, storici, imprenditori, prelati, artisti. C'è buona parte dei volti più rappresentativi della città tra coloro che ha interpellato il magazine edito da Andrea Cenni. L’artista Ugo Nespolo, il patron di Eataly Oscar Farinetti, la sindaca Chiara Appendino, Samuel dei Subsonica, i numeri uno di Compagnia di San Paolo e Iren Francesco Profumo e Renato Boero, Pierluigi Dovis della Caritas, il trasformista Arturo Brachetti, gli storici Giovanni De Luna e Gianni Oliva, il vescovo Cesare Nosiglia, il direttore del Museo Egizio Christian Greco, la signora dell’arte Patrizia Sandretto, lo chef Matteo Baronetto, lo scrittore Luca Bianchini. E tanti altri. “Un mosaico composto con cura da innamorati di Torino, consapevoli di mille pecche ma con una voglia matta di stare qui piuttosto che altrove, fondamentalmente uniti nel desiderio di godere il più a lungo possibile della bellezza di questa città”.

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