'Ndrangheta: Torino, tre carabinieri indagati

 

È la prima locale autonoma di 'ndrangheta nella provincia di Cuneo quella che è stata scoperta dalla dda del Piemonte nel corso di un'indagine congiunta fra polizia e carabinieri che oggi ha portato all'emissione di 12 ordinanze di custodia cautelare (otto in carcere e quattro ai domiciliari). Il gruppo è radicato a Bra e risulta riconducibile alla famiglia Luppino, originaria della zona di sant' Eufemia d' Aspromonte (Reggio Calabria). L'attività principale era il traffico di stupefacenti anche se non mancavano casi di estorsione e tentativi di infiltrazione nel tessuto politico e imprenditoriale. Sono emersi contatti con la la 'ndrina degli Alvaro di Sinopoli. "Si tratta - ha spiegato il tenente colonnello Marco Pettinato comandante del reparto operativo dei Carabinieri di Cuneo - di un gruppo che permea il territorio in maniera silente, esercitando una forza che si fonda in gran parte sulla provenienza geografica dei suoi componenti". " sono persone - ha aggiunto Luigi Mitola, dirigente della Questura di Torino a capo della squadra mobile - capaci di ottenere grande credito senza nemmeno ricorrere a intimidazioni specifiche: a volte basta il nome". Il procuratore capo Anna Maria Loreto ha messo l'accento sulla "grande sinergia tra polizia e carabinieri" che hanno saputo " condividere informazioni e spunti operativi". "La collaborazione tra magistrati e forze dell'ordine - ha sottolineato - è un po' il fiore all'occhiello della nostra Dda piemontese".

Ci sono tre carabinieri e due agenti di polizia penitenziaria fra gli indagati a piede libero nell'inchiesta della Dda di Torino che stamani ha portato a dodici ordini di custodia cautelare e a decine di perquisizioni. L'indagine, svolta dalla questura di Torino e dai carabinieri di Cuneo, riguarda l'attività di una "locale" di ndrangheta a Bra (Cuneo) riconducibile alla famiglia Luppino, originaria di Sant'Eufemia di Aspromonte (Reggio Calabria).

Due dei carabinieri sono indagati per episodi avvenuti all'epoca in cui prestavano servizio a Bra (Cuneo): si procede per favoreggiamento e rivelazione di segreti di ufficio aggravati dall'agevolazione mafiosa per avere passato - secondo gli inquirenti - informazioni riservate alla famiglia Luppino. Il terzo carabiniere, che invece era di stanza a Villa San Giovanni (Reggio Calabria), avrebbe offerto ai Luppino delle notizie riservate: per lui, oltre al favoreggiamento e alla rivelazione di segreti di ufficio, si aggiunge l'accesso abusivo ai sistemi informatici. I due agenti di polizia penitenziaria lavoravano nel carcere di Saluzzo (Cuneo) dove era rinchiuso una delle figure al centro dell'inchiesta, Salvatore Luppino, al quale avrebbero fatto avere bevande alcoliche e altri beni non permessi: sono ora indagati per corruzione aggravata dall'agevolazione mafiosa.

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