Pd, 5 Stelle e le alleanze locali

Si avvicinano le elezioni regionali, e comunali, e le rispettive alleanze e coalizioni dei vari soggetti in campo sono in fase avanzata di definizione. Se sul versante del centrodestra non c’è alcuna novità per i partiti che fanno parte di quel campo politico perché da tempo hanno già siglato accordi e strategie, ben diverso è il panorama nel campo cosiddetto alternativo – almeno si far per dire – del centrosinistra. Ma anche sul versante del centrosinistra tradizionale non ci sono particolari novità. Quello che resta al centro del dibattito, delle polemiche e della disputa è l’accordo/rapporto tra il Pd e il partito di Grillo e Casaleggio, cioè i 5 stelle.

Ora, per sgombrare il campo dagli equivoci e dalla conseguente ipocrisia, da decenni le alleanze locali – comunali, provinciali quando c’erano ancora le Province e regionali – riflettono quasi meccanicamente l’alleanza nazionale che in quel particolare momento politico disciplina la composizione del Governo centrale. Certo, nel passato c’erano anche le cosiddette “giunte anomale”. Cioè quando la Dc e il Pci a livello locale davano vita a maggioranze in aperto dissenso dalla strategia di pentapartito che governava a Roma. E non mancavano, infatti, le polemiche, anche vivaci e rumorose, contro quegli esperimenti che mettevano in discussione l’alleanza nazionale. Ma quelle maggioranze “anomale” erano il frutto anche e soprattutto di gruppi dirigenti politici locali solidi, preparati, competenti e soprattutto coraggiosi. Categorie che, semplicemente, oggi non esistono più. Perché sono scomparse dall’orizzonte della politica contemporanea in attesa che decolli una nuova stagione politica all’insegna della competenza, del radicamento territoriale e di una rinnovata e qualificata classe dirigente.

Ma, per fermarsi al rapporto/accordo tra i 5 stelle e il Pd a livello locale, non possiamo non rilevare almeno un dato. Piaccia o non piaccia ai detrattori o ai sostenitori di questa alleanza. E cioè, è perfettamente inutile, anche se legittimo, che le enormi perplessità di molti amici Dem nel dare il via libera ad alleanze organiche con i 5 stelle – penso a Torino, a Pinerolo e a moltissimi altri comuni dell’hinterland torinese e del Piemonte – continuino ad essere la stella polare politica in vista delle prossime consultazioni elettorali. Perché ciò che è capitato in Liguria con la candidatura a Presidente della Regione di Sansa non è che l’antipasto di ciò che capiterà a breve in tutta Italia. E parliamo di Sansa e non di un esponente dell’area riformista e democratica del Pd... Ed è inutile stupirsi, di conseguenza, se questa alleanza si consoliderà a livello locale in modo ramificato e diffuso. Lo impone il quadro politico nazionale e non solo lo dicono all’unisono quasi tutti i principali leader del Pd e il capo per eccellenza dei 5 stelle, il fondatore ed ex comico Grillo. E di fronte a questa insistenza politica da un lato, legittima e persin scontata, e con gruppi dirigenti locali che non vantano più il curriculum e il coraggio dei tempi passati e per ragioni strutturali dall’altro, è del tutto evidente che chi continua a contrapporsi anche per comprensibili ragioni politiche sia destinato ad esercitare più un’azione di testimonianza, peraltro sterile ed improduttiva, che non una efficace azione di contrasto. Il tutto per essere chiari e non continuare a raccontare un film che, forse, nessuno vedrà mai.

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