Politica con la carta d'identità

È decisamente positivo che i cosiddetti “quarantenni” richiedano maggior spazio politico in vista delle prossime elezioni amministrative di Torino. Come, forse, in altri comuni dell’hinterland torinese e del Piemonte che andranno al voto nella primavera del 2021. È positivo per almeno due motivi. Perché innanzitutto si favorisce un autentico ricambio della classe dirigente politica ed amministrativa. Al di là e al di fuori dei “soliti noti” che, comunque sia, potranno continuare a fornire un contributo decisivo per le giovani generazioni in campo. In secondo luogo perché i “quarantenni” di oggi, soprattutto nel Pd, sono persone che possono già vantare una lunga carriera politica alle spalle fatta di incarichi nel partito e nelle istituzioni. In sostanza, si tratta di eccellenti “professionisti” della politica a cui, anche se ancora giovani, non manca certamente l’esperienza, e speriamo anche la competenza, maturati in questi lunghi anni di presenza politica ed istituzionale. Un fatto, comunque sia, che va salutato positivamente e con incoraggiamento.

Al contempo, però, e lo dico sommessamente e senza alcuna polemica, come ovvio, il tema della carta di identità o della “corrente anagrafica” per dirla con gli addetti ai lavori, non può rappresentare un valore aggiunto politico decisivo e determinante. Per carità, il tema è antico ed è del tutto naturale, nonché fisiologico, che il capitolo del rinnovo della classe dirigente passi attraverso un doveroso e necessario ringiovanimento di chi sta in prima linea nell’impegno pubblico, politico ed amministrativo. Purché non ci si fermi lì. Perché altrimenti scatta l’ormai famoso e celebre monito del vecchio Pietro Nenni. Ovvero, che “c’è sempre un puro più puro che ti epura”. Appunto, non appena salpano i “quarantenni” arriveranno puntuali i “trentenni” e via anagrafando.

Ecco perché, piaccia o non piaccia, alla fine quello che conta è pur sempre la qualità della proposta che si avanza e la capacità politica di interpretarla. Elementi decisivi per valutare la bontà di un progetto politico ed amministrativo. Soprattutto per una grande città come Torino dove, com’è ormai evidente a quasi tutti, la sola carta di identità non ha granché giovato alla causa di un rilancio vero ed autentico di Torino e delle sue molteplici e pluralistiche potenzialità. Questa, alla fine, resta la vera sfida politica a cui il centro sinistra, seppur nella sua evoluzione continua ed incessante, deve dare una risposta compiuta. E, sotto questo aspetto, il contributo che può arrivare dai “quarantenni”, ormai consolidati professionisti della politica, non potrà che essere positivo. Supportato, come suggerisce un’antica e saggia esperienza, anche da persone - uomini e donne - che possono offrire un contributo di esperienza, di competenza e di conoscenza alquanto necessari in un panorama politico che in questi ultimi anni ha fatto tabula rasa del passato per poi dover convivere, purtroppo, con una classe dirigente, certamente giovane, ma che si è contraddistinta – ormai per un quasi unanime riconoscimento – anche e soprattutto per la sua incompetenza, inesperienza e soprattutto per il suo pressapochismo. 

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