OPERE & OMISSIONI

Metro 2 a InfraTo, "incarico illegittimo".
E la società licenzia in tronco il direttore

Il Pd contesta l'assegnazione diretta da parte del Comune di Torino. Lo Russo: "Si faccia una gara internazionale e si applichi il Codice degli Appalti". E intanto scoppia il caso Cappellato: defenestrato dopo alcune divergenze fa causa all'azienda

Il Partito democratico non ha dubbi: “La deliberazione di affidamento diretto a Infra.To della progettazione della Linea 2 della metro nella sostanza è illegittima”. Ad affermarlo è il capogruppo in Sala Rossa Stefano Lo Russo, dopo aver chiesto un parere tecnico al segretario generale Mario Spoto, il quale peraltro ha negato che tale scelta debba essere presa dal Consiglio comunale come vorrebbe invece Chiara Appendino. Il problema è che a sollevare dei dubbi sulla legittimità di un affidamento diretto da 31 milioni di euro a una società in house, cioè interamente controllata da Palazzo Civico, non c’è solo il Pd. E forse non è un caso che la delibera “incriminata” al termine dell’ultima commissione Trasporti non sia ancora stata liberata per l’aula, posticipando tale incombenza alla ripresa dei lavori, a settembre.

La giunta pentastellata aveva annunciato la decisione di affidarsi a Infra.To nei giorni scorsi, giustificandola con la necessità di stringere i tempi per la progettazione definitiva, così da sfruttare il finanziamento a tasso agevolato di Cassa depositi e prestiti per circa 600 milioni, con ammortamento a partire da sette anni dopo la stipula della convenzione, oltre al contributo del governo di 828 milioni di euro. Una forzatura che però nasconderebbe dei profili di illegittimità al punto che anche nella macchina amministrativa del Comune ci sarebbero delle resistenze a seguire la strada dell’affidamento diretto.

Due sostanzialmente i dubbi sulla procedura: uno è puramente tecnico e riguarda il dettato del Codice degli appalti e un’altro invece è relativo alle competenze di Infra.To. Basti pensare che per il progetto preliminare, affidato per 3,5 milioni, Palazzo Civico si è rivolto a un’associazione d’impresa capeggiata dai francesi di Systra di cui facevano parte società altamente specializzate, mentre in questo caso un appalto da oltre 30 milioni di euro finirebbe nelle mani di un’azienda che conta una trentina di dipendenti e che, peraltro, negli ultimi mesi è stata attraversata da fortissimi contrasti interni culminati con l’allontanamento del direttore tecnico Vanni Cappellato.

Proprio oggi si è svolta la prima udienza della causa intentata da Cappellato contro Infra.To, dopo essere stato licenziato in tronco lo scorso 21 febbraio, nel giorno in cui esplodeva in Piemonte l’emergenza Covid. Nella relazione predisposta dai legali Luciano Mittone, Giorgio Burdet e Simona De Lio si fa riferimento a una diatriba tra Cappellato e l’amministratore unico Massimiliano Cudia sulle penali da riconoscere alla Geie Transfima per i ritardi accumulati sulla realizzazione della Metro 1, in gran parte imputabili al fallimento dell’Ati assegnataria delle opere civili, la Seli Coopsette. Secondo la tesi di Cappellato, per ottenere dagli enti erogatori i 4,5 milioni da corrispondere a Transfima per le penali dovute agli oltre quattro anni di ritardo, l’amministratore unico avrebbe inserito tale somma alla voce “lavori” e non a quella “penali”. La querelle si apre quando al vertice di Infra.To c’era ancora Giovanni Currado, mentre il licenziamento viene deciso dal suo successore, Cudia che, sempre secondo il ricorrente, avrebbe così consumato una sua “vendetta”. Quest'ultimo, inoltre, dopo il siluramento di Cappellato, ha avocato a sé le deleghe un tempo in capo al direttore tecnico pur non avendo le competenze necessarie, essendo laureato in Lettere antiche, cosa piuttosto singolare per una società di ingegneria e progettazione.

Insomma, è questa la situazione in un’azienda pubblica che dovrebbe progettare un’opera mastodontica, da 4,9 miliardi di euro. Di qui la richiesta del Pd ad Appendino di ritirare la delibera di assegnazione diretta alla società controllata da Palazzo Civico: “Applichi il Codice degli Appalti – dice Lo Russo – e bandisca una gara internazionale di progettazione che includa anche il tratto che porta a Pescarito, fondamentale per il raccordo con i comuni dell’area metropolitana a nord est di Torino. Si è già perso troppo tempo, non si vanifichi tutto il lavoro fin qui faticosamente svolto e si proceda senza furberie, che tanto hanno le gambe corte”.

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