LE REGOLE DEL GIOCO

In nome della legge (elettorale)

Tutti cercano Fornaro. Il politico piemontese è al centro delle trattative tra i partiti: tre articoli buoni per uscire dall'impasse. Il gioco di sponda con Renzi e i segnali di Zingaretti

E il Celso Ghini del terzo millennio diventò Mister Wolf. A sua insaputa o quasi. L’indiscussa eredità dell’uomo dei numeri di Botteghe Oscure raccolta da Federico Fornaro, nella capacità di analisi dei sistemi e dei flussi elettorali con immutabile rituale dell’analisi del voto, s’intreccia nel nuovo ruolo del capogruppo di LeU: quello di risolvere problemi, senza bisogno di offrirsi di farlo.

Quando il gioco si fa duro e i duri incominciano a giocare rischiando di farsi male come capita se si tratta di cambiare il modo in cui votare, spunta sempre chi evoca e invoca il parlamentare piemontese. Succede adesso di fronte all’impasse (per non dire peggio) sulla nuova legge elettorale e il suo intrecciarsi con la riduzione del numero dei parlamentari per la quale si andrà alle urne del referendum in settembre. Ma capitò anche quattro anni fa, sempre alla vigilia di un referendum. Allora, come ora, c’era di mezzo Matteo Renzi. L’ancora per poco premier a poche settimane dal voto che lo avrebbe visto sconfitto, cercando una mediazione con la minoranza interna del Pd, di cui Fornaro bersaniano di ferro era tra gli esponenti di punta, arrivò in Direzione Nazionale è disse: “c’è una proposta Fornaro-Chiti per l’elezione dei futuri senatori, sono pronto ad adottarla come testo base”.

Come finì il referendum si sa, Renzi lasciò Palazzo Chigi e quel testo che prevedeva l’indicazione da parte degli elettori dei consiglieri regionali da mandare al Senato delle Regioni resto in un cassetto, come il progetto di cambiare ruolo e inquilini di Palazzo Madama.

Quattro anni più tardi, dopo la scissione da cui nacque LeU e dopo quella che ha partorito Italia Viva, L’ex segretario del Pd e l’ex vietcong tornano a incrociarsi, sia pure con il ruolo del primo ribaltato rispetto ad allora. Il senatore di Scandicci, a dispetto dell’accordo di maggioranza sul proporzionale firmato dai suoi capigruppo nell’ottobre scorso, tiene il punto sul maggioritario e l’intreccio della legge elettorale con il referendum sul taglio dei parlamentari preoccupa Nicola Zingaretti il quale spinge per l’approvazione del proporzionale in una delle due Camere prima del voto fissato al 20 settembre, pur conscio della mission impossible.

Come cercare una mediazione con i renziani? Al Nazareno ricordano ancora quella mossa, un po’ disperata, dell’ex segretario che pronunciò il nome dell’allora senatore Fornaro. Non c’è nulla da inventare. E neppure chiedersi se il lungimirante bersaniano ha, ora come allora, prodotto qualcosa che possa risolvere il problema.

Il testo è sintetico, appena tre articoli: il primo prevede che il Senato non sia più eletto su base regionale, bensì circoscrizionale evitando così che la riduzione del numero di parlamentari generi collegi esageratamente grandi e differenze altrettanto pesanti tra le Regioni, soprattutto a scapito di quelle più piccole; il secondo riduce di un terzo (come i parlamentari) i delegati regionali che partecipano all’elezione del Presidente della Repubblica, mentre il terzo sposta l’applicazione del secondo all’elezione del Capo dello Stato successiva a quella che avverrà nel 2022.

La proposta Fornano piace ai renziani, Maria Elena Boschi l’ha pure sottoscritta. Zingaretti manda segnali all’ex premier, come quest’ultimo nel 2016 li aveva inviati alla riottosa minoranza interna aprendo alla riforma messa nero su bianco dal parlamentare alessandrino.

Con lui, in questi mesi di trattative e contrasti, il fondatore di Italia Viva ha giocato una partita a scacchi. Quando sul tavolo plana la soglia di sbarramento al 5%, Renzi bluffa e dice che quell’asticella non lo spaventa, perché sa che a opporsi e chiedere di abbassarla sarà proprio il capogruppo di LeU. Non sbaglia, ma non mette in conto che alla sua mossa del cavallo, Fornaro risponde a tono muovendo il suo pezzo quando si tratta di votare la calendarizzazione del testo base, ovvero avviare l’iter per la legge proporzionale. Spiazzando l’ex premier, Fornaro che resta contrario alla soglia troppo alta, vota però a favore e lascia Italia Viva sul fronte opposto.

Tattiche parlamentari e segnali in codice in una questione di per sé già complessa, che raccontano le molte difficoltà di cui è costellata la strada per l’ennesima nuova legge elettorale e i tanti problemi ancora da risolvere. Un lavoro per Mister Wolf, senza valigetta, ma con l’Ipad pieno di numeri, calcoli e simulazioni nello zainetto.   

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