Se il virus contagia il pensiero

La tragedia del Covid oltre ad avere creato ovvi problemi sanitari ed economici, ha avuto delle conseguenze negative sul piano dell’elaborazione del pensiero. Siamo già in epoca di politicamente corretto, una forma di censura dolce, che con la scusa di non offendere Tizio e Caio cancella parole e espressioni usate da decenni se non più, costringendo gli autori ad autocensura e a contorsioni linguistiche per poter esprimere un pensiero non perfettamente coerente con la vulgata dominante; a tutto questo, ora si aggiunge il pensiero unico sulla dinamica del virus Covid. Come ogni nuovo virus, quando è comparso non si conosceva e questo ha determinato un approccio sanitario ovviamente approssimativo. Si è visto che vari personaggi del mondo scientifico sono andati in televisione dicendo tutto e il contrario di tutto. La scienza per sua natura procede per prove ed errori fintanto non trova quella che è una soluzione del problema o la teoria che spiega il funzionamento di qualche meccanismo naturale.

Purtroppo in Italia e nel mondo si è affermata una narrativa catastrofica del virus in cui ogni giorno i media raccontano in maniera ansiogena il numero dei contagiati e dei morti, tralasciando altre notizie parimenti importanti. Purtroppo i media per loro natura tendono ad enfatizzare la notizia, ma in questo caso si è verificato un allineamento ad una unica versione della notizia. Ogni giorno ci viene sciorinato dai media un bollettino di guerra che poteva andare bene all’inizio, quando di fronte all’emergenza e alla novità non si sapeva cosa fare, ma a distanza di sei mesi diventa solo un modo per tenere alta il livello di ansia degli italiani. Questa “narrazione” a senso unico del fenomeno Covid trasforma in mostri chi si ne discosta anche solo per poco. Chi muove delle critiche a questa visione catastrofista, mettendo in risalto le note positive si è visto addossare il vituperato termine di “negazionista”, paragonando chi esprime un pensiero non aderente al canone ufficiale a quelle persone che negano il fenomeno dell’Olocausto nazista. In questo modo, tra l’altro, si depotenzia nella mente delle persone il termine “negazionista” indebolendo anche l’orrore verso quella che è stata una delle grandi tragedie dell’umanità. Non bisogna nascondere che la creazione di una emergenza avvantaggi chi sta al governo, perché può fare uso di procedure semplificate senza subire controlli di sorta, aumentandone il potere in maniera spropositata. Qualcuno prova a giustificare questo atteggiamento allarmistico con il fatto che terrorizzando le persone, queste più facilmente seguono le prescrizioni sanitarie. Una simile opinione presuppone una visione dei cittadini italiani come dei bambini bisognosi di essere guidati, non in grado di assumersi le proprie responsabilità e di ragionare da adulti. La tipica visione paternalistica, una delle tante forme di statalismo, in cui si parte dal presupposto che il popolo è ignorante e va guidato. Se invece di fare terrorismo, si spiegassero le cose chiaramente, gli italiani si comporterebbero di conseguenza, perché sono adulti responsabili e non pecore che devono essere guidate dal bastone del pastore. Dall’altro canto se il popolo va guidato, chi ci assicura che l’élite di governo, democraticamente eletta del popolo, non sia altrettanto bisognosa di un guidatore?

Fra politicamente corretto e emergenza Covid ormai il pensiero non è più libero ed è sempre più incanalato verso un canone non si sa bene da chi deciso, minando alla base la libertà di pensiero e opinione, creando un nuovo clima da caccia alla strega che colpisce chi prova ad esprimere idee fuori dai binari imposti.

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