REGIONE

Cirio ha un problema con le donne

Dopo lo scontro tra loro Chiorino e Caucino sono "sorvegliate speciali" dal governatore che, intanto, prepara la strada al rimpasto di giunta accelerando i tempi per la modifica dello statuto. A quel punto entrambe potrebbero perdere la poltrona

“Quelle due rischiano di farlo diventare misogino”. Esagera, sapendo di farlo, chi disegna il ritratto di Alberto Cirio, suo malgrado alle prese con i battibecchi tra Elena Chiorino e Chiara Caucino, ma coglie nel punto. La bega da ballatoio tra l’assessora al Welfare e quella al Lavoro, sulla vicenda dell’ipotizzato trasloco nell’Asl della loro provincia, Biella, del direttore generale dell’Asl di Vercelli Chiara Serpieri ha prodotto nel presidente un’irritazione decisamente superiore a quella mostrata venerdì scorso, quando in giunta ha palesato un aspetto del suo carattere ignoto a molti. Per dirla con la sintesi usata da chi a quel tavolo c’era, “Cirio era incazzato nero”. E non sono cose che passano dormendoci su, tanto più se il rimedio più semplice e scontato, per ora, è complicato da una serie di ostacoli insormontabili. Senza girarci intorno, quello che è successo tra l’assessora della Lega e la sua collega di Fratelli d’Italia, in altre circostanze avrebbe avuto come assai probabile conclusione l’uscita dall’esecutivo di entrambe. Peraltro, senza che ci fosse da stracciarsi le vesti per cotanta perdita.

La questione di campanile che ha messo l’una contro l’altra due delle tre donne della squadra di Cirio non le ha di certo rafforzate. Non solo nel loro ruolo, pesantemente minato da quell’evitabile e deprimente spettacolo – prima con comunicati reciproci al veleno, poi con post a dir poco fuori dalle righe della Caucino, per non dire del duello proseguito addirittura in giunta – ma anche agli occhi dei vertici dei rispettivi partiti. Non è un mistero che Riccardo Molinari sia stato innervosito dalla verve polemica con eccessi annessi di Caucino, tanto da far leggere come l’effetto di un inevitabilmente ascoltato consiglio autorevole il repentino silenzio sulla vicenda da parte dell’assessora leghista. Un rientro nei ranghi forse tardivo, ma di questo si potrà avere conferma solo tra qualche tempo.

Gode della protezione del suo pigmalione politico Andrea Del Mastro, la sorella d’Italia Chiorino, ma non è affatto detto che ciò significhi automaticamente vedere tutto lo stato maggiore del partito a difendere la sua poltrona nel caso incominci ad essere troppo scomoda per il (fin troppo) quieto vivere del governo regionale. L’irritazione di Cirio, in questo caso, è accresciuta da un atteggiamento dell’assessora sul fronte dell’Istruzione (altra delega in capo a lei) per nulla digerito dal governatore. L’aver risposto con un imbarazzante e sprezzante silenzio alle domande della minoranza sulla riapertura delle scuole, l’altro ieri in aula, è suonato alle orecchie del presidente un palese disattendere la sua richiesta di disponibilità alle richieste di informazioni da parte delle opposizioni. Certo Chiorino, con la sua scena muta, non ha fatto un regalo a Cirio costringendo lui a rispondere, domani in conferenza dei capigruppo, alle domande svicolate dall’assessora.

Non meno fastidio pare pervada il vertice regionale della Lega per alcuni comportamenti dell’assessora al Welfare assai poco incline a fare squadra con il compagno di partito e collega della Sanità Luigi Icardi, per nulla sollevato dal pesante fardello della competenza più importante e complessa. Ancora veleni, verità o mezze tali?

Comunque sia, lo scontro tra le due assessore ha lasciato un segno pesante e convinto ancor di più Cirio a lavorare per togliere in fretta il suo esecutivo da quelle gabbie strette dello statuto che impediscono di superare il limite di tre assessori esterni, ovvero scelti al di fuori degli eletti. Un vincolo che unito a quello relativo alla rappresentanza di genere, oggi renderebbe di fatto impossibile ogni manovra. La prossima settimana verrà avviato l’iter per modificare lo statuto e superare quell’anacronistica soglia dei tre componenti esterni dell’esecutivo. Una riforma indicata da tempo come indispensabile e prioritaria, ma che la bega tra le due assessore con quel che ne è conseguito ha certamente portato ancor più in alto nell’agenda del governatore, lasciando supporre che di quella più ampia facoltà di manovra Cirio intenda valersi non appena possibile.

print_icon