CONTI & SALUTE

"Serve una cura dimagrante
per la spesa farmaceutica"

Per i medicinali ospedalieri nel 2019 sborsati in Piemonte 877 milioni. Sotto controllo le prescrizioni. L'assessore Icardi: "Più controlli ed evitare sprechi". Il raffronto delle voci di bilancio con le altre regioni nel rapporto del Mef - DOCUMENTO

È la spesa farmaceutica ospedaliera l’osservata speciale (anche se non la sola) della sanità piemontese. Tralasciando le conseguenze della pandemia e l’emergenza che hanno concorso in maniera pesante, seppur non ancora quantificabile con esattezza, a far superare di 83 milioni il tetto fissato per il primo trimestre in 146 milioni (soglia del 6,69% della spesa complessiva, peraltro, oltrepassata da tutte le Regioni, nessuna esclusa), anche lo scorso anno il Piemonte era sopra di quattro decimali dalla media nazionale del 9,8%. Con un valore decisamente più elevato (10,2%) rispetto ad altre regioni del Nord, come la Lombardia (8%), l’Emilia-Romagna (9,6%), il Veneto (9,4%) e superato in tutto il Nord solo dal Friuli Venezia Giulia con il 10,9%.

Come attesta il Rapporto sul monitoraggio della spesa sanitaria del Mef, la spesa per la farmaceutica, esclusa quella in convenzione ovvero i medicinali acquistati in farmacia su prescrizione del medico, in diciotto anni è passata da poco meno di 200 milioni del 2002 agli 877 del 2019. Un aumento che riguarda, pur con alcune differenze, tutto il Paese e che il rapporto del Mef attribuisce, in parte, all’introduzione di farmaci innovativi caratterizzati da prezzi elevati e l’incentivazione della distribuzione diretta dei farmaci.

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“I numeri parlano chiaro e dicono che la farmaceutica ospedaliera è da rivedere per spendere meglio i soldi che abbiamo” osserva l’assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi, non certo stupito da quelle cifre visto che già lo scorso anno, a pochi mesi dal suo insediamento, aveva indicato questo settore come uno di quelli meritevoli di un’attenzione, “non per fare tagli, ma appunto per impiegare in maniera migliore le risorse”.

Maggiori controlli, dunque, come insegna l’altro settore relativo ai farmaci, quello che riguarda i medicinali prescritti dal medico e rimborsati dal servizio sanitario. Qui il Piemonte è quasi virtuoso, visto che a fronte del 6,4 della media nazionale la regione nel 2019 ha speso il 6,2% pari a 530 milioni, ben al di sotto della Lombardia (6,7%) pur non arrivando al 5% del Veneto o addirittura alo 4,8 dell’Emilia-Romagna.

“In questo caso – spiega Icardi – i controlli sulle prescrizioni sono molto rigidi e come si vede danno risultati. Dobbiamo portare anche la farmaceutica ospedaliera su questi livelli. Non dico che ci sono degli sprechi, ma delle sacche di mancata efficienza che devono essere superate con una gestione più oculata. Sulla centralizzazione delle gare per gli acquisti siamo già abbastanza avanti – aggiunge – ma c’è da lavorare anche su aspetti che a torto possono apparire marginali. Penso, tra i possibili interventi, a una rete efficiente e agile dei magazzini e delle scorte in maniera da poter spostare laddove occorrano farmaci che oggi, invece, talvolta non vengono utilizzati arrivando alla data di scadenza e quindi da buttare”.

Un lavoro che, se la gestione dell’emergenza Covid lo consentirà, sarà uno degli obiettivi del nuovo responsabile della farmaceutica, Laura Poggi, insediatasi a giugno nel posto che era stato lasciato vuoto ormai da un anno da Loredano Giorni.

Numeri da rimettere a posto in questo settore importate della sanità, ma non gli unici contenuti del rapporto del Mef. Quelli che riguardano le risorse impiegate per il personale vedono il Piemonte aver speso, lo scorso anno, 2 miliardi e 860 milioni pari al 33,3% dell’intero budget assegnato. In questo caso la percentuale della Lombardia (dove è assai più elevata la presenza di strutture private accreditate) è decisamente minore, fermandosi al 25,3%, mentre spende lievemente di meno il Veneto (29,5%) e poco di più (33,7%) l’Emilia-Romagna, al di sopra come il Piemonte alla media nazionale del 30%.

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