Un Piano che non rilancia

Non parliamo di elezioni perché hanno vinto, tutti stante le dichiarazioni dei leader. Salvini perché conquista altre due regioni, anche se viene umiliato da Zaia in Veneto e non sfonda con il “vinceremo tutto”. La Meloni perché FdI cresce ovunque, Forza Italia indispensabile per il centrodestra. Il Pd perché ha tenuto, perdendo solo le Marche, esito abbastanza prevedibile, e vincendo con i Sì al referendum. I Grillini perché hanno vinto i Sì, era scontato, ma i risultati regionali dimostrano che il voto Cinquestelle è stato ininfluente sia dove il centrosinistra ha vinto, sia dove ha perso senza di loro.

Qualcuno però ha perso: la sindaca torinese, perché un falso in bilancio all’inizio, di fatto, della consiliatura cittadina è di per sé come una falsa partenza in Formula 1, senza possibilità di recupero, considerando che non parliamo di Hamilton. Un progetto fallito dall’inizio.

Detto questo il Governo andrà fino a fine legislatura, ora ci si attende un Piano sul Lavoro certo, serio, incisivo che faccia ripartire l’Italia dall’articolo 1 della Costituzione.

Purtroppo nelle sei “missioni” indicate dal Governo nel PNRR (Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza)  non vi è un capitolo specifico relativo all’industria (si parla di industria culturale!?) e men che meno si indicano settori industriali strategici per il Paese da tutelare, sviluppare e sostenere. Anzi, in cinque righe riescono a contraddirsi dichiarando utili, a causa della pandemia, le attività di reshoring e evidenziando la capacità di export delle imprese italiane, dimenticando che se la pandemia favorisce il reshoring  blocca anche l’export!

L’unico vero asset strategico indicato è “l’industria cultura e il turismo”. Un po’ poco.

Se tra le sei mission troviamo la Tav-Tac, nei criteri di approvazione dei progetti scorgiamo tutto ciò che serve per bloccare la Torino-Lione e non manca, però, un passaggio sulla modifica del Codice degli Appalti: “rivedendo alcune disposizioni oggi presenti nel codice degli appalti”.

Alla riforma del lavoro viene dedicata una paginetta su quaranta in cui non spicca un’idea nuova e nemmeno quelle vecchie, ma si ripetono formule trite e ritrite con un linguaggio diverso ma i cui concetti sono già presenti nella Legge 223 del 1991.

Non c’è una scelta di indirizzo preciso, ad esempio, si cita di favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro ma non c’è una indicazione, seppur generica. Nessun riferimento all’apprendistato, percorsi certi di ingresso, a uno scambio salario progressivo-certezza del lavoro. Nulla.

Ovviamente non si parla di Mes.

In sintesi, è un Piano di Rilancio molto grillino, ideologico sulla parte dell’economia verde e circolare. Considerando che la gestione rifiuti in Italia è gestita in gran parte dalla malavita organizzata, non leggo (sbadato?) una parola sulla lotta alla criminalità come volano di crescita “dell’economia pulita”. È punitivo verso certi settori che “non vanno”, nemmeno nominati come l’eccellenza dell’aerospazio, l’automotive e l’Ict. Un Piano che favorisce ancora di più l’assistenzialismo e la sostituzione statuale all’impresa anziché favorire gli investimenti privati e la cultura imprenditoriale che sempre più manca al Paese. Un Piano che non prevede un ruolo delle Parti Sociali, che è riduttivo sulle lotte alla povertà. Infatti, nella riforma del fisco si parla di tutela del ceto medio e nel frattempo i commercialisti si preparano a presentare una riforma del fisco. Saranno loro le “nuove” parti sociali di riferimento di questo Governo?

Quindi, bene che il sindacato scenda in piazza perché il PNRR per la Next Generation sembra un Piano Iri senza più le teste pensanti dell’epoca. Servirebbe un’ampia partecipazione dei territori, a partire dagli Enti Locali, nella costruzione di un Piano Nazionale di Ricostruzione. Non bastano gli Stati Generali, ad personam, del Presidente del Consiglio.

In questo caso noi torinesi partiremmo avvantaggiati perché essendo destinatari della sede dell’Intelligenza Artificiale avremmo, almeno, qualcuno o qualcosa che pensa al posto del vuoto dell’intelligenza umana delle nostre maggioranze regionali e comunali.

print_icon