Troppi silenzi nella Torino felix

Il suicidio del centrodestra e una campagna elettorale moscia danneggiano la città e la condannano al declino. Senza risorse non potrà rilanciarsi in modo importante. L'unica speranza sta nel cambio della sua amministrazione

Neanche i dati negativi sul lavoro e sulla cassa integrazione, forniti dalla Uil, che vedono Torino in controtendenza negativa rispetto alla tendenza nazionale, hanno rianimato una campagna elettorale amministrativa sin qui molto moscia. Fassino non ne parla perché ne patirebbe l’immagine di una “Torino felix”dopo la grande trasformazione a cura delle amministrazioni di sinistra. Silenziato per galateo istituzionale l’Arcivescovo Nosiglia che negli ultimi tre anni ha parlato ripetutamente della metà della città che sta male e che è anche sceso in piazza per denunciare l’aumento della povertà. Silenziosi, chissà perché, gli imprenditori e i sindacati.
 
Tutti contenti di vedere la città che nei giorni dei weekend è piena di turisti anche se i ristoranti del centro non sono strapieni. Come possono bastare all’economia cittadina due giorni di lavoro alla settimana degli esercizi commerciali del centro? Difatti non bastano e i problemi del lavoro rimangono fortissimi.
 
Torino non va bene, non riesce ad attrarre gli investimenti esterni neanche di chi si dimostra interessato. Amazon è venuta a dare uno sguardo e se ne è andata con i suoi 1.500 posti di lavoro. L’Oreal se ne sta andando, così la Tnt. Le uniche novità degli ultimi dieci anni sono stati il Centro di Ricerche della Gm e la Authority dei trasporti che proprio in questi giorni ha in corso un bando di assunzioni.
 
Il Censis non ha inserito Torino tra le quattro aree che al 2030 saranno in crescita. Come nel calcio, l’unica speranza di rilancio sta nel cambio della sua amministrazione. Una possibilità che sarà in gioco il 5 giugno prossimo. Ma la campagna elettorale non presenta fin qui agli elettori i vari progetti della Torino di domani. Lo sviluppo dei Paesi dipende dallo sviluppo della città che nel XXI secolo saranno il vero motore della innovazione e dello sviluppo. Senza innovazione e senza sviluppo non si creeranno nuove occasioni di lavoro.
 
Fassino dice che il futuro sta nel lavoro fatto dalle amministrazioni di questi anni e quindi nei prossimi anni non avremo nessun balzo particolare. La Appendino, di fatto, si presenta solo per una modalità diversa di parlare con la gente ma di ideone, sin qui, neanche a parlarne. È giovane e seria, anche se ha il limite grave per chi fa politica di non rispondere al telefono. Buona l’idea di Dario Fo di finanziamento della campagna elettorale dei grillini.
 
Il mio vecchio Centro Destra si è spaccato in tre pezzi e si è suicidato, non arriverà secondo e perderà il ruolo di alternativa naturale alla sinistra. Una linea contro l’interesse dei moderati che potrebbero denunciare la coppia Pichetto-Rizzotti per alto tradimento dei loro interessi. Invece di cercare un candidato alla Stefano Parisi o alla Brugnaro (l’idea del Cav espressa in una telefonata alla Festa d’Estate dei Club Forza Silvio) si è lasciato spazio alle ambizioni personali. Il mio amico Osvaldo Napoli ci teneva troppo a essere candidato e così farà un piacere grande come una casa a Fassino. Roberto Rosso ha un programma completo ma non ha la coalizione che lo metta in condizione di essere l’alternativa. L’unico che pare avere un programma di un certo rilievo e credibile è Morano che invece di parlare di tariffe dell’asilo nido ha già scoperto come il debito dell’amministrazione comunale sia aumentato e ha pure idee importanti come le dismissioni di Gtt e di Iren che il Comune dovrebbe portare avanti  per avere le risorse per il rilancio della città.
 
Senza risorse Torino non potrà rilanciarsi in modo importante. Senza rilanciare un aeroporto solo quattordicesimo in Italia e la Tav, Torino è isolata come diceva un illuminato sindaco di Torino, il prof. Giuseppe Grosso. Altri tempi. Allora la politica aveva una visione dell’interesse generale che era e che sarebbe anche oggi la crescita della economia e del lavoro. Ma se i discendenti di Medail e Des Ambrois sono i no Tav, qui i discendenti di Grosso fanno scelte minoritarie e perdenti e Torino ci rimette. Non resta che sperare in un colpo di genio del Cav.
 
*Mino Giachino, già sottosegretario ai Trasporti

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