Il Piemonte cresce, poco

Il dato di incremento del Pil regionale rilevato dalla Banca d'Italia, +0,7%, comunque inferiore alla media nazionale e ancora al di sotto di quello della Lombardia. È ora di accelerare scelte importanti per far ripartire la economia e il lavoro

La presentazione dell’analisi che Banca d’Italia fa sulla situazione economica piemontese deve chiamare a riflessioni approfondite il mondo economico e politico piemontese a partire dai giornalisti. È vero anche il Piemonte nel 2015 è ritornato a crescere dello 0,7% il punto è che la media nazionale, che comprende le Regioni del Sud, è cresciuta dello 0,8 e sappiamo bene che la Lombardia è cresciuta di oltre l’1%.

Sono anni che il Piemonte cresce meno della media nazionale tanto che se nel 1980 il Piemonte valeva il 10% del Pil nazionale oggi vale poco di più del 7,5% in questo fortissimo calo la economia torinese ha inciso per circa 3/4 perché contemporaneamente altre province piemontesi a partire da quella di Cuneo sono cresciute di più della media nazionale. Se ognuno di noi va dal medico e gli viene rilevato un calo del peso del 25% vengono chieste immediatamente analisi e accertamenti approfonditi.

È ora di preoccuparsi anche perché a Torino le speranze di trovare lavoro sono inferiore a tutte le città del Nord. È ora di preoccuparsi perché la capacità di attrarre investimenti diretti dall’estero è diminuita in maniera consistente. È ora di accelerare scelte importanti per far ripartire la economia e il lavoro. Il turismo, il loisir e l’enogastronomico non hanno pareggiato purtroppo ciò che abbiamo perso nel manifatturiero ecco perché la nostra crescita da anni è costantemente inferiore alla media nazionale. Occorre accelerare i lavori della Tav, del Terzo Valico, della Asti-Cuneo, della Pedemontana e della Tangenziale est; occorre ridurre la spesa pubblica ancora alta per destinare risorse consistenti a una No Tax Area per chi intende investire da noi. Occorre ritornare a pensare ad attirare la manifattura moderna coinvolgendo Politecnico e Centri di ricerca. Occorre rilanciare l’Aeroporto di Torino solo quattordicesimo nella graduatoria nazionale.

Occorre che la buona politica riparta da qui per darsi un progetto di rilancio economico e sociale unico modo per  recuperare credibilità e prestigio di fronte al l’egoismo di chi pensa solo alla metà della città che sta bene e di fronte al populismo che non riuscendo a capire che solo con la crescita si potranno generare nuovi posti di lavoro e benessere per gli esclusi rifiuta le scelte strategiche che Torino seppe fare nel 1870 dopo il trasferimento della Capitale, nel 1900 con la elettrificazione, nel dopoguerra con la costruzione delle autostrade e dei trafori che consentirono alle nostre industrie di esportare nel mondo e che con il Piano regolatore del 1959 progettò Italia 61 e la nuova fase di sviluppo della città. Oggi Torino si trova a scegliere tra chi non si è accorto della decrescita (Fassino) e chi la decrescita la teorizza (la Apoendino). Ma Torino eviterà il declino che la McKinsey gli preconizza solo con un rilancio progettuale della politica. Ecco l’occasione per la rinascita del fronte moderato unito nel centrodestra di domani. Il centrodestra che ha nelle sue corde idee programmatiche che nei decenni hanno costruito l’Italia nella quale viviamo.

*Mino Giachino, già sottosegretario di Stato ai Trasporti

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