Tutti contro Parisi

Lo schieramento che si oppone al successo del nuovo delfino di Berlusconi è vasto non solo dentro il partito ma trova sostegno soprattutto in chi propone una destra lepenista e radicale

Era facilmente immaginabile che il percorso iniziato da Parisi per rifondare Forza Italia sarebbe stato difficile, ma la realtà supera di gran lunga la fantasia. Le resistenze del vecchio gruppo dirigente, che senza Berlusconi non avrebbe mai ottenuto potere e posti di responsabilità nel partito e nelle istituzioni, sono fortissime e si sono manifestate sin dal primo momento. Da quando l’ex Cavaliere lo aveva individuato come alternativa a Sala, nelle elezioni per il Comune di Milano. Allora i maggiorenti del partito fecero “buon viso a cattivo gioco”. Nella peggiore delle ipotesi sarebbe diventato sindaco di Milano, la sua elezione avrebbe rappresentato uno smacco per il Pd e Renzi, ma lì sarebbe rimasto confinato e la battaglia per la successione a Berlusconi avrebbe potuto svolgersi senza l’ingombro di terzi incomodi.

Parisi viene considerato da un pezzo consistente del partito, quello che gestisce il potere, un “corpo estraneo”. Egli però diversamente dagli altri è l’unico che in questa fase può contare sul sostegno del leader storico del partito. Non più Toti, per esempio, che sembra non volersene fare una ragione e che nella competizione per la “leadership” ha intenzione di vendere cara la pelle pur non avendo la statura del capo.

È di queste ore la proposta di Parisi di dar vita a una sorta di “governo ombra” che alcuni autorevoli dirigenti di Forza Italia hanno subito bocciato. La ragione è semplicissima: il ruolo e il potere di molti di loro (dei Brunetta piuttosto che dei Matteoli) ne uscirebbero fortemente ridimensionati. Forza Italia, che oggi appare una sorta di Armata Brancaleone, sarebbe costretta a riconoscersi nelle posizioni del nuovo organismo e questo toglierebbe spazio e libertà di iniziativa a tutti gli altri. La leadership di Parisi sarebbe assai più difficilmente attaccabile.

Lo schieramento che si oppone al successo di Parisi è vasto non solo dentro il partito dei quale dovrebbe diventare candidato al governo  del Paese. Può contare su appoggi esterni fortissimi; per esempio su quello di Salvini e la Meloni, usciti malconci dalle  ultime amministrative. Loro infatti sono portatori di una idea lepenista, radicale e populista della destra che confligge con quella di Parisi il quale pensa di dar vita a un partito in grado di riconquistare una parte dei voti moderati e, quindi, in antitesi rispetto alle posizioni della Lega e di Fratelli d’Italia. Per questo il “genio guastatori” è all’opera dentro e fuori Forza Italia con l’obiettivo di costringere il nuovo delfino di Berlusconi alla rinuncia e l’esito dello scontro è più che mai incerto.

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