Perché non si voterà presto

Si ripetono le interviste di esponenti del Pd e, in particolare, della sua maggioranza che danno per scontate le elezioni anticipate a giugno. Ne hanno parlato in queste ultimi giorni Orfini e Zanda. L’impressione è che si tratti di tattica più che di una convinzione. Per tante ragioni. Perché non è di questa opinione il Capo dello Stato è cioè chi dovrebbe firmare il decreto di scioglimento. Perché dello stesso avviso sono i Presidenti di Camera e Senato. Perché non credo che Gentiloni abbia alcuna intenzione di presiedere un esecutivo a tempo e di immolarsi per Renzi. Perché questa è il punto di vista di molti parlamentari della maggioranza i quali si rendono conto che la missione dell’attuale governo non può limitarsi a una riforma della legge elettorale, se non si vuole che si aggravi la crisi elettorale del Pd.

Perché a essere contrari sono anche alcuni partiti di opposizione, Forza Italia in particolare, che hanno bisogno di più tempo per riorganizzare il proprio schieramento. Perché per votare a giugno, come vorrebbe Renzi che ha bisogno di ritornare il più rapidamente possibile sulla scena politica, il decreto di scioglimento dovrebbe essere firmato tra aprile e maggio del 2017, visto che le elezioni dovrebbero essere convocate in un periodo compreso tra i 45 e 70 giorni successivi.

A ciò si aggiunge il fatto che la Consulta si pronuncerà sull’Italicum non prima del 24 gennaio 2017 il che significa che la discussione sulla nuova legge elettorale potrà inizierà soltanto da quel momento in poi. Il Pd propone di ritornare al Mattarellum, ma tra i democratici vi è chi, come Orfini, predilige un “proporzionale corretto”.

Esistono quindi solide ragioni istituzioni, politiche e tecniche che rendono impraticabile la proposta di votare a giugno 2017. Tutti o molti le invocano, ma pochi le vogliono veramente, fatta eccezione per l’ex premier il quale lavora per andare alle elezioni il più presto possibile nella speranza di poter riconquistare la guida del governo. Non è chiaro su che base gli elettori che in questi anni hanno abbandonato il Pd dovrebbero votarlo alle prossime elezioni in assenza di una mutamento di linea politica e, forse anche di leadership, ma tant’è!

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