I piani di Renzi

Perché Renzi si muove con l’unico obiettivo di andare al voto il più presto possibile, a giugno, come ha dichiarato Orfini? Il Pd si dichiara d’accordo con il Capo dello Stato, ma i progetti dell’uno e dell’altro divergono ed è probabile che finiranno per confliggere. Mi pare di capire che il Pd stia recitando le due parti in commedia: Renzi telefona a Mattarella per dichiarargli che ha condiviso il suo discorso, nello stesso momento in cui il presidente del partito, il secondo in grado, sostiene posizioni che confliggono con la linea del Presidente. Il Pd (o una parte di esso) ha subito le decisioni del Capo dello Stato. Non poteva fare diversamente, ma adesso lavora per chiudere al più presto l’attuale legislatura andando in una direzione opposta a quella indicata dal Quirinale. Per almeno tre ragioni.

Renzi teme che il tempo giochi a suo sfavore e finisca per logorare la sua immagine uscita sufficientemente malconcio dal referendum, per cui prima si vota e meglio è. Il suo problema non è quello di interrogarsi sulle ragioni della sconfitta referendaria, che considera un incidente di percorso, ma di “giocarsi tutto” nella prossima campagna elettorale anche a costo di delegittimare il governo Gentiloni. Che si tratti di un gravissimo errore di valutazione è del tutto evidente, ma lo stesso atteggiamento era stato assunto all’indomani delle amministrative il cui esito era stato minimizzato, considerando il referendum costituzionale la madre di tutte le battaglie. Sappiamo come è finita. Lo schema rimane lo stesso: minimizzare le ragioni della sconfitta referendaria o ritenerlo passeggera e andare alla ricerca di una possibile rivincita. Può farlo perché all’interno della sua maggioranza, composta da renziani, dai turchi, dai franceschiniani e da coloro che non hanno esitato a salire sul carro del vincitore pur avendo sostenuto Bersani alle ultime elezioni, nessuno, neppure tra i maggiorenti del partito, ha il coraggio di dirgli che sbaglia e di spiegargli che gli interessi del Paese vengono prima delle sue irrefrenabili ambizioni personali. Per cui assistiamo a questo assurdo gioco delle parti.

Renzi vuole andare al voto al più presto perché teme che la destra possa riorganizzarsi e tornare competitiva nella sfida per il governo del Paese. Questo gli consente di rinviare quel Congresso che potrebbe mettere in discussione non soltanto le fallimentari politiche del suo governo, ma la sua stessa leadership; congresso che a parti rovesciate avrebbe preteso.

Vuole affrontare le elezioni anticipate da segretario per avere mano libere nella composizione delle liste e ridurre la presenza della sinistra a una presenza marginale. Egli commette però un errore di fondo: sottovaluta e minimizza le ragioni della sconfitta che riconduce ad un difetto di comunicazione, non vedendo per via della sua innata presunzione,  o fingendo di non vedere che si è rotto il rapporto tra il Pd (e il suo governo) e una parte del Paese e che a dover essere ridefinita è la stessa identità del Pd. Non credo però che vi sia questa consapevolezza come dimostra l’analisi del voto referendario compiuta a tutti i livelli. In assenza di un ripensamento radicale delle politiche realizzate in questi tre anni, da realizzarsi mediante una correzione delle politiche del governo e un riposizionamento del Pd, il rischio è che non vi sia alcuna rivincita.

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