È il solito Renzi

Se uno avesse il tempo e la pazienza di ascoltare i commenti e le dichiarazioni degli esponenti del cerchio magico renziano, si renderebbe conto che ciascuno di loro ragiona rimuovendo i fatti; come se Renzi fosse il Renzi della prima ora e non quello un po’ logorato e reso frusto da una non positiva esperienza di governo e da due cocenti sconfitte elettorali. L’obiettivo è quello di farlo dimenticare e di presentarsi riverniciato come il leader capace di proporre un nuovo futuro al Paese confidando oltre misura sulla sua capacità di comunicazione. Impresa difficile, per un partito che il Paese lo ha governato con risultati deludenti proprio sul terreno più importante, quello della economia e delle riforme costituzionali e dei quali gli verrà  chiesto conto. Impresa ancora più difficile per un leader che ha il vizio di dire una cosa e fare il suo contrario e che è  giudicato inaffidabile da una parte degli elettori che in passato votano per la sinistra e il Pd, come il sottoscritto.

È il Renzi che invitava Letta a stare sereno nello stesso momento in cui stava scrivendogli la lettera di scritta; è Renzi che durante le primarie dichiarava che i problemi delle imprese e del lavoro non dipendevano dall’art.18 e che una volta andato al governo lo ha invece cancellato; è il Renzi che spergiurava che non ci sarebbe stata una manovra correttiva nonostante fosse consapevole del contrario. È il Renzi che annunciava che se avesse perso il referendum costituzionale avrebbe abbandonato la politica, quindi non solo Palazzo Chigi e che invece un minuto dopo ha cominciato a pianificare le iniziative per tornarci al più presto. Una doppiezza che contraddice l’immagine che il leader aveva voluto dare di se al momento della sua “discesa in campo”, rendendolo molto simile a certi politici.

Per avere una qualche possibilità di giocarsi la partita per Palazzo Chigi Renzi deve limitare al massimo la durata governo Gentiloni per evitare che dando buona prova di sé, come sta avvenendo sulla immigrazione, metta in luce gli errori e i limiti del governo precedente. In secondo luogo ha bisogno di trasformare il Congresso in una evento mediatico anziché in un’occasione per discutere perché dopo tre anni di governo Renzi, il 40 per cento delle europee è sceso al 29 e ci consegna un Paese  molto diverso da quello che aveva raccontato. In terzo luogo deve anticipare la data elezioni per non dover spiegare agli italiani una Legge di Stabilità 2018 di lacrime e sangue che gli inibirebbe del tutto la possibilità di tornare al governo. Infine, deve completare la trasformazione del Pd,  accentuandone il suo carattere di partito personale e, proprio per questo, farà tabula rasa della minoranza.

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