Un partito renzianizzato

Il risultato dei Congressi di circolo, in vista delle Primarie del 30 aprile, è inequivocabile. Renzi ha vinto, ma meglio sarebbe dire, stravinto con il 68,22% dei voti, contro il 46,7 ottenuto nel 2013. Orlando ottiene il 25,42 e Emiliano il 6,36, un risultato modesto che però gli consente di partecipare alle Primarie.

L’esito dei congressi di circolo conferma che si è praticamente concluso il processo di “renzianizzazione” del Partito ma, soprattutto, perché questo Pd non poteva più essere il nostro partito. E che quindi è stata giusta, la decisione di abbandonarlo per “costruire una casa politica nuova” per una sinistra che voglia tornare a riproporsi come fattore di unità, capace di aggregare un campo di forze più vasto.

Perché questo sarà il PdR, come in questa campagna congressuale hanno ricordato sia Orlando che Cuperlo, persone stimabilissime, che però hanno sottovalutato, non capito o fatto finta di non capire ciò che in questi anni è avvenuto nel Pd. Rimane “l’appello al popolo” di qualunque colore, purché si versino due euro e si dichiari di essere elettori del Pd, ma dubito che le Primarie del 30 di aprile possano modificare in maniera significativa l’esito dei Congressi.

Un esito dei Congressi che ha confermato il valore e la scelta di coloro che hanno deciso di andarsene per dare una “casa politica” a coloro che non riconoscendosi nel renzismo avevano deciso, se elettori, di non votarlo e, se iscritti, di non rinnovare la tessera. La casa infatti non può essere quella di un Pd sempre più renziano, rispetto al quale Orlando ed Emiliano potranno fungere da stampella o svolgere una critica e una opposizione inconcludenti e inefficaci. Del resto è proprio sulla “contendibilità” del Pd che è  passata la divisione tra coloro che sono rimasti nel Pd e coloro che, per fortuna dico io, hanno deciso di fondare il Mdp; contendibilità che si è rivelata impossibile. Nessuna delle riforme proposte, peraltro tardivamente da Orlando e Emiliano, saranno praticabili, visto il loro peso specifico e dato che “la copertura a sinistra” sarà garantita al segretario da Martina. Renzi, forte del consenso ottenuto, costruirà sempre di più un partito personale nelle politiche, nelle rappresentanze istituzionali e nei territori mentre alle minoranze non resterà che svolgere un ruolo di testimonianze in vista del prossimo congresso. Campa cavallo...

In verità si è trattato “della cronaca di un esito congressuale” largamente annunciato se solo si fosse voluto guardare in faccia ai ciò che in questi anni è successo all’interno del Pd a tutti i livelli, dal centro alla periferia. In questo quadro, mi domando cosa sarebbe successo se non ci fosse stato il coraggio “di voltare pagina” e di andarsene per costruire una “cosa nuova”. La prospettiva di dar vita a un nuovo soggetto politico capace di riportare alle urne e all’impegno militante una parte del nostro popolo, sarebbe stata compromessa definitivamente. Questo sarà un problema che col passare del tempo si porrà anche per una parte di coloro che sono rimasti nel partito renziano, quando si tratterà di decidere su alcune questioni di fondo, a partire dalla legge elettorale e dal Def.

Renzi ha vinto il Congresso, vincerà le primarie, ma ha ottime possibilità di perdere le prossime elezioni perché la sua candidatura è divisiva e, quindi, non in grado di riorganizzare il campo della sinistra. Questa è la verità, capisco che possa non far piacere ma la cosa peggiore è rimuoverla.

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