È stato un voto contro

L’analisi, asettica, meriterebbe ovviamente approfondimenti, ma che sia in atto un onda negativa per l’attuale Pd a guida Renzi, cui si può aggiungere situazioni peculiari locali, Alessandria, di altrettanta sfiducia se non avversione mi pare innegabile. L’onda si è appalesata chiaramente il 4 dicembre scorso. Il referendum ha rappresentato la prima occasione per alzare il vento della protesta anti Renzi e depositarlo nell’urna. Sicuramente la proposta di riforma ha aiutato molto: un vero pasticcio, indigeribile. Oggi però è chiaro, a sette mesi, che il mare è ancora in burrasca e le onde continuano ad essere alte e flagellano l’antipatico ri-segretario.

Anni di crisi irrisolte, nuove crisi che riscoppiano (Ilva, Alitalia, banche varie, ecc.) hanno senza dubbio alcuno suscitato da una parte sentimenti di abbandono dell’urna e dall’altra una voglia di punizione del “potere costituito”, rappresentato dall’antipatico Renzismo. Banche, tra l’altro radicate in zone del Paese non proprio depresse; dove credo ci si domandino: ma dove hanno sperperato i loro fondi? Probabilmente hanno supportato gli pseudo imprenditori da sempre organicamente inseriti nel “sistema” cui non si nega un “aiutino”, condizionando politicamente i Cda a concedere prestiti palesemente a rischio insolvenza futura. E per investimenti in zone diverse da quelle di radicamento.

Bene, è sufficiente “liberarsi” dell’antipatico per risalire la dura china, oppure molti di quei problemi (colpevolmente lasciati storicamente marcire) sono oggettivi? E si pensa veramente che i quasi assoluti vincitori, una eterogenea non coalizione di diversità seppure di centrodestra ricca di “galli” nel pollaio, sia come partiti sia come leader, abbia vinto per merito? Sia in grado di risolvere positivamente i problemi oggettivi nazionali e locali? Ovviamente ci si augura di si! Non appartengo alla schiera del “muoia Sansone con tutti i Filistei”, ma neppure sono abitante della “Val Dondona” come penso la maggioranza.

Ecco, le campagne elettorali fondate su promesse difficili potrebbero trasformarsi in irrealizzabili, così come rappresentate. E allora saranno dolori e ulteriore disaffezione al voto. Un voto contro, non un voto per. Direte è sempre stato così. Ma a volte quando si cambia radicalmente è stato più per dimenticare un periodo buio, seppure terminato positivamente (a prezzo altissimo), piuttosto che punire il presente. In tal senso la Storia ci ha consegnato la sconfitta elettorale di Winston Curchill al termina del conflitto mondiale seppure ne fu vincitore. Oggi e qui, invece, non ha prevalso il dimenticare ma il colpire. E neppure ha prevalso la scelta del vero nuovo, fina dal primo turno. Almeno storicamente incolpevole, visto che in passato non c’era. Auguriamoci che i nuovi sindaci, e soprattutto il nostro, sappiano e riescano ad aggiustare almeno in parte i problemi locali e di non essere condannati ad una sorta di “io speriamo che me la cavo” !

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