Il vero vincitore è l’astensionismo

Sono andati a votare quelli che non sapevano cosa fare, tanto per uscire di casa e vedere l’effetto che fa. Nessuno può cantare vittoria se la percentuale di elettori è stata poco sopra il trenta per cento. Si può pensare che la gente sia disinteressata, menefreghista, lontana dai problemi del paese e dalla cosa pubblica. La realtà è che la maggioranza del paese pensa che la politica sia così traviata e insufficiente che il voto serva soltanto ad alternare un’incapacità ad un’altra.

Queste elezioni dimostrano la lontananza della politica dalle preoccupazioni di molte famiglie che in pochi anni hanno perso lavoro e dignità, le riforme che dovevano dare a questo paese uno slancio sono diventate delle sabbie mobili che hanno inghiottito ogni speranza di cambiamento. La burocrazia invece che sciogliersi ha tolto dalle tasche dei cittadini persino il companatico premiando soltanto i furbetti e gli intellettuali che hanno predicato l’immobilismo o vecchie e sepolte ideologie. L’assuefazione a questi fatti hanno fatto lievitare il degrado e lo sconforto, mortificando il lavoro e la speranza di futuro di questo paese. La politica avrebbe il dovere di intercettare i malesseri, le preoccupazioni, le paure, dovrebbe dimostrare di essere lontano dai falsi predicatori e dai finti protettori; ma pare lo abbia fatto soltanto per se stessa. 

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