Siamo tutti Battistin

Sabato 30 settembre, alcuni membri del Comitato Amici di Canuto erano seduti fianco a fianco delle istituzioni regionali, di giornalisti, professionisti e semplici “cultori della materia” all’interessante convegno Buone pratiche per la tutela del Patrimonio culturale e paesaggistico, a cura dell’Associazione culturale Davide Lajolo, svoltosi presso l’azienda vinicola Michele Chiarlo di Castelnuovo Calcea (AT). Insieme agli assessori Valmaggia e Ferrero, abbiamo ascoltato le toccanti parole di apertura del convengo, tratte dal racconto di Davide Lajolo “Il mare verde”; lo scrittore si sofferma a parlare con un resistente, Battistin della Sermassa, contadino langarolo nato e cresciuto tra le sue vigne, che rifiuta di vendere i propri terreni all’”americano” che vorrebbe costruire ettari di hotel, campi da golf, piscine. Lajolo negli anni Settanta si chiedeva: “E adesso, perché deve arrivare un americano a rubarci quel verde e quel sogno? L'uomo dai capelli rossi vuole realizzare un'iniziativa turistica speculativa nelle Langhe, tra Alba e Bossolasco. Così anche le colline più ricche d'uva e di boschi e di verde e di ossigeno e di salute, le terre rosse e nere più silenziose e solitarie d'Italia verranno infestate dal cemento?”.

Per fortuna, anche grazie a Lajolo, la Val Sermassa è diventata area naturale protetta, e sabato abbiamo tutti potuto applaudire questa “buona pratica” per il paesaggio, insieme ad altri virtuosi esempi piemontesi. Negli interventi degli assessori regionali all’Ambiente e Urbanistica, e all’Agricoltura, sono state ribadite l’importanza del paesaggio, nelle sue 4 componenti (naturale/ambientale, storica/culturale, identitario/percettiva e antropica), ma anche il suo valore economico. Per dirla con l’assessore Ferrero: “Scrivere il nome di un territorio su un’etichetta del vino è un valore aggiunto, quindi il valore del territorio è tangibile. Le imprese lo misurano tutti i giorni”. Gli assessori hanno anche ribadito l’importanza di evitare il consumo di suolo; ancora l’assessore Ferrero: “Noi prima della fine della legislatura dobbiamo porre un punto fermo, un provvedimento sul consumo di suolo che dica che d’ora in poi i P.R.G. devono basarsi sul consumo di suolo zero. […] Io credo che noi il provvedimento lo dobbiamo fare, è un dovere morale, si tratta di terreni fertili di pianura e collina su cui dobbiamo prenderci la responsabilità!”.

Tanti applausi e tanta concordia. Peccato però che siano state dimenticate le diffusissime cattive pratiche, tra cui una che è sotto agli occhi di tutti, in palese contrasto con gli orientamenti di consumo di suolo zero e conservazione del paesaggio nelle sue diverse matrici: il famoso progetto della piscina con centrale a pirolisi proposto dal Comune di Aramengo.

Su un’area di 23.000 mq sulla cima di una collina nella frazione di Canuto è prevista la costruzione di un impianto natatorio con impianto di cogenerazione ad energie rinnovabili, “al fine di soddisfare il fabbisogno energetico ed i costi di ammortamento dei suddetti impianti”. Nel marzo 2017, il Consiglio Provinciale di Asti esprime parere favorevole alla Variante Parziale IV, richiedendo tra le osservazioni che eventuali impianti di cogenerazione siano esclusivamente funzionali al riscaldamento della piscina prevista.

Il 19 aprile 2017, il Comune di Aramengo procede con l’approvazione della Variante, respingendo nel frattempo tutte le osservazioni pervenute da parte dei cittadini e integrando solo parzialmente quelle della Provincia. Il 1 maggio 2017, il Comune annuncia riunioni pubbliche informative sulla variante, per tramite di un volantino dove emerge per la prima volta chiaramente quale sia la reale volontà dell’Amministrazione: non è ancora chiaro che forma avrà il progetto e quali saranno le sue finalità, ma in compenso  “è emerso che l’unica possibilità oggi realizzabile è quella di un impianto di pirolisi a biomasse che permette di creare energia termica, poi trasformata in elettrica, in quantità sufficiente ad alimentare il Centro benessere e ad ammortizzare l’investimento iniziale. L’impianto di cogenerazione previsto permette di abbattere tutti i costi energetici, pur rimanendo al di sotto delle dimensioni previste per gli impianti industriali (1 MW di potenza) e permette la realizzazione della struttura senza costi per l’Amministrazione comunale”.

Non importa che non esista nemmeno un’analisi aggiornata del bacino di utenza per il progetto; che la capacità prevista per la centrale a pirolisi sia grandemente sovradimensionata rispetto alle necessità di riscaldamento della piscina; che la sommità della collina sia terreno vergine oggi occupato da prati e non da costruzioni; che la strada per accedervi abbia una larghezza scarsa di 3 m; che siano presenti fronti di frana immediatamente al di sotto dell’area interessata dalla Variante;  che i Comuni contermini non siano stati interpellati; e infine che i cittadini abbiano costituito un Comitato contrario al progetto che ad oggi annovera quasi 900 iscritti. Il progetto s’ha da fare e qualsiasi protesta, moderata o veemente, è vissuta come illegittima dall’Amministrazione comunale.      

Ovviamente, vista la totale chiusura del Comune,  il Comitato Amici di Canuto tenta ogni strada per far sentire la propria voce, appellandosi alla Regione con un ricorso gerarchico e, successivamente  al T.A.R. Ma la Regione non coglie ragioni di merito; i parametri della Variante parziale sono giusti, la Provincia di Asti ha approvato, dunque la Variante va bene.

Eppure anche la collina di Canuto è paesaggio, quel paesaggio che a parole tutti vogliono difendere e proteggere: c’è una collina con i suoi prati, i suoi alberi. Certo, c’è un deposito di legname a scalfire un po’ l’idillio, ma non rovina il panorama che si gode dalle vicine aree tutelate di Schierano e del Belvedere di Albugnano. Cosa si potrà dire invece, quando verrà costruita l’altezza massima di 10 m. concessa dalla Variante? Cosa ne sarà della componente “identitaria-percettiva” di quel paesaggio?

Quanto al consumo di suolo, oggi non c’è nulla: Canuto è una borgata di poche case antiche in mattoni rossi, e poi la vista che spazia libera sul “mare verde” delle nostre colline. Si sentono il vento stormire, gli uccelli. Forse non saranno le Langhe, tanto pubblicizzate, ma la bellezza l’abbiamo anche qui. E come è conciliabile questo con la cementificazione prevista? Basterà davvero inserire qualche albero di “essenze autoctone locali”, come viene sempre richiesto nelle azioni di mitigazione ambientale, per mascherare l’ennesima perdita di suolo vergine?

E poi, i nostri produttori: abbiamo ora l’Associazione Albugnano 549 che riunisce 13 vignaioli che vivono e lavorano su queste colline. L’Albugnano doc, motivo di fierezza e orgoglio per i nostri paesi, è un segnale di rivincita e crescita per chi ancora crede in queste terre. E vogliamo davvero che sull’etichetta di quel vino finisca un territorio che potrebbe essere additato come “Il paese della centrale a pirolisi”?

È questa la strategia regionale per contrastare il consumo di suolo e tutelare il paesaggio? La verità è che oggi noi ci sentiamo tutti Battistin, e non abbiamo un Davide Lajolo a combattere con noi per difendere le ragioni del paesaggio, della natura. Il paesaggio resta qualcosa che va bene per i convegni, per le università; è vero, oggi si inizia timidamente a capirne la valenza economica, ma cosa contano queste ragioni quando tutti i parametri di una variante sono giusti? Con un po’ di green-washing tutti i progetti vanno bene; una bella tinta verde, qualche siepe, ed ecco che una centrale a pirolisi e un “centro benessere” diventano equivalenti ad un prato.

Con questa lettera chiediamo alle istituzioni, quelle chiamate a far rispettare i valori del Piano Paesaggistico Regionale recentemente approvato, di non abbandonarci. È impossibile non vedere che il progetto di centrale a pirolisi e piscina di Aramengo va contro tutti i principi di sostenibilità e tutela enunciati e formalizzati dall’Unione Europea, dallo Stato e dalla stessa Regione negli ultimi anni. La tutela del paesaggio non deve essere astratta o teorica, ma qualcosa per la vita di tutti i giorni, a difesa del futuro di tutti noi. Trasformiamo l’ennesima idea vecchia e inquinante in una nuova occasione di “buona pratica” per il paesaggio!

*Andrea Maria Pirollo, portavoce Comitato Amici di Canuto

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