Gtt, sarà un autunno tropicale

Da qualche tempo ormai si dibatte sul futuro dell’azienda di trasporto pubblico di Torino, dipingendo scenari sempre diversi: qualche anno fa ci fu la fusione tra Satti e Atm, ieri il matrimonio sfumato con Milano,oggi la costituzione del consorzio Arriva Italia Rail. Si parla di gare e soci privati, della politica invadente, ma si sta perdendo di vista il centro della questione: la Gtt è una grande risorsa per il nostro territorio, ricca di competenze ma non esente da problemi piccoli e grandi. Al centro, però, il trasporto pubblico locale, ferrovia, parcheggi e il servizio per la mobilità dei cittadini.

Ora è il momento di chiarire gli scenari. La situazione finanziaria è grave. Il piano che l’azienda ha approvato è un’ipoteca sul futuro: massimizzare gli incassi e abbattere i costi. Sempre tramite i media si apprende che in quattro mosse l’azienda proverà a invertire la rotta. Tramite una revisione della rete di trasporto, ferma al 1982, un drastico aumento dei servizi dati in sub-affido. Oggi su 40 milioni di chilometri percorsi dai bus solo 3 milioni sono affidati ad altre ditte, si parla di arrivare a 15, Gtt ha mezzi vecchi (età media di 12 anni su un ciclo di vita di 15) e 2.800 autisti, molti alle soglie della pensione. Avrebbe bisogno di nuovi bus e più personale, ma non può permetterseli disattendo gli impegni presi con i rappresentanti dei lavoratori le rsu, e anziché investire e acquistare nuovi mezzi, è costretta a spendere un capitale in manutenzione dei bus obsoleti, ovviamente senza dipendenti perche risaputo che il personale tecnico è in via di estinzione.

Al momento vi è un silenzio assordante da parte della sindaca Appendino che desta non poche preoccupazioni. Gtt necessita: di un piano industriale adeguato e credibile; concordato con tutte le organizzazioni sindacali presenti in azienda, assumendosi impegni occupazionali sostenibili. Non accetteremo ulteriori sacrifici, i Torinesi e i dipendenti Gtt oggi non interessa di chi è la colpa. Vogliono conoscere quale futuro ci aspetta. Siamo preoccupati soprattutto per le eventuali ricadute occupazionali, il mantenimento degli standard del servizio, mantenimento degli assett industriali. Chiediamo che si chiuda la stagione del conflitto e si apra finalmente quella del dialogo. Il nostro appello è rivolto al nostro Governatore Chiamparino e la nostra sindaca Appendino che si facciano carico di aprire un tavolo di trattativa a 360 gradi. Non staremo in silenzio, in attesa che la politica batta un colpo, ci stiamo preparando per un autunno tropicale.

*Roberto Faranda, vice segretario provinciale Fast-Confsal

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