Il filo rosso che unisce Gtt e Atm

La vicenda Gtt la dice lunga sullo stato dei rapporti fra autonomie locali, città metropolitane, Regioni e Stato nel nostro Paese e il tempismo con il quale riprende vigore l’amore per le Regioni suscita, in chi come il sottoscritto ha vissuto direttamente la vicenda di un Comune in dissesto, un sentimento di disaffezione difficile da metabolizzare.

Un clima che si alimenta anche della retorica, a questo punto la considero così, con la quale il Legislatore ha imposto da molti anni ormai conti in ordine per le Società partecipate dai Comuni, Comuni ai quali è stato negato (correttamente, a mio giudizio) di ripianare situazioni comatose. Tutto giusto, in teoria. Ma incoerente se si guarda il totale strabismo con il quale il sistema istituzionale valuta le crisi societarie pubbliche di periferia e quelle del centro, laddove per centro intendo le aree metropolitane, le aree che contano. E non è solo una questione etica, lo è anche, è pure una questione politica e pratica. Politica perché in questo modo si comunica distanza fra centro e periferia, pratica perché si tende a perpetuare l’inefficienza e l’inefficacia di soggetti societari e modelli organizzativi che non hanno più nulla da dire.

Consiglio a tutti di leggersi la vicenda di Atm (tpl) di Alessandria e rapportarla all’eventuale, goffo e dispendiosissimo tentativo di salvataggio di Gtt (sempre tpl).

La vicenda di Atm, per chi fosse interessato, è raccolta qui e, per non annoiare quei pochi che leggeranno, non sto ad elencare le innumerevoli interlocuzioni con la Regione Piemonte che pure ci aiutò anticipando risorse che peraltro avrebbe dovuto liquidare, garantì sostanzialmente l’accelerazione di pagamenti comunque dovuti.

Da quel che si legge sui giornali il Comune di Torino restituirebbe il debito verso la sua partecipata Gtt, che ammonta a 27,4 milioni, a rate in dieci anni, senza sapere cosa sarà di Gtt in futuro. 27 milioni che forse non basterannono per mettere al sicuro l'azienda del trasporto pubblico, visto che Gtt al 31 dicembre scorso aveva debiti per oltre 500 milioni. L'unico socio di Gtt è il Comune di Torino. E la Regione e lo Stato cosa fanno? Mentre dicono di non poter aiutare le altre aziende in difficoltà sparse sul territorio sembrerebbero d’accordo nell’intervenire per salvare l’insalvabile.

Senza pregiudizi, va benissimo l’intervento dello Stato in certe situazioni, ma deve valere per tutti e a condizione che si ribaltino i modelli aziendali fallimentari.

Comunque, ad Alessandria ci siamo presi le nostre responsabilità e oggi esiste una società con conti in ordine e modelli organizzativi decisamente cambiati. Certo, con l’intervento generoso dello Stato e della Regione avremmo fatto di più e meglio. Ma tutto sommato è stato meglio così, nel senso che forse Alessandria non commetterà più gli stessi errori commessi in passato.

Questa è una delle ragioni per cui un’eventuale rinnovata autonomia delle Regioni ha bisogno una direzione equilibrata da parte dello Stato e dalle fonti normative di rango superiore per collegarsi ai vuoti quesiti referendari di moda ultimamente.

Diversamente, continuerà a vigere la legge del più forte e poco altro. Una triste lezione politica.

*Giorgio Abonante, ex assessore Bilancio e Partecipate, Comune di Alessandria

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