Chi sale e chi scende dal bus

Un buon modo per avere una chiave di lettura dell’anima di una città è salire su di un mezzo pubblico e farsi scarrozzare un po’ in giro. Perché gli autobus ed i tram hanno una caratteristica che li rende adattissimi all’osservazione degli altri: prima o poi ci passano tutti. Se escludiamo i pochi eletti che si spostano dividendosi tra vetture guidate da compassati autisti ed altri mezzi altrettanto elitari, ed i troppi derelitti che di spostarsi hanno ormai perduto la motivazione e la voglia, tutto il resto della popolazione prima o poi si finisce per incontrarla.

Tuttavia negli ultimi tempi anche in questo ambito sono intervenuti dei sottili mutamenti che, a ben guardare, altro non sono che lo specchio dell’attuale momento sociale: già ad un rapido sguardo all’aspetto della maggior parte dei passeggeri si nota un generalizzato aspetto dimesso, verrebbe da dire in tono minore, rispetto ad anni passati. Sempre più spesso capita di incrociare donne e uomini in evidente stato di povertà e l’impressione generale che ne sortisce è quella di una città che è andata progressivamente perdendo la sua connotazione di polo produttivo per sostituirlo con un’identità non ben definita e incerta.

A un osservatore appena un po’ attento riesce difficile non notare l’espressione dei passeggeri specie quando, credendosi non guardati, lasciano vagare i loro pensieri mentre osservano la città scorrere al di là del finestrino. Conformemente ai dati nazionali, anche qui a Torino il numero delle persone che fanno uso dei mezzi pubblici è aumentato, dato confermato anche da impressioni raccolte da alcuni autisti interpellati. Segno evidente che sempre di più sono coloro che, pur possedendo mezzi di locomozione propri, a causa del ridotto budget familiare e del continuo aumento dei carburanti preferiscono lasciare l’auto a casa. Un ulteriore causa dell’incremento dei passeggeri è dato dalla diffusione in città delle zone a traffico limitato e dalla quasi totalità, almeno nelle zone centrali, di aree di sosta a pagamento.

A fronte di ciò la rete di trasporti urbani assume una rilevanza sempre maggiore per quanto concerne la mobilità cittadina, tuttavia dalla fine del 2011 il numero dei passaggi di molte linee è stato ridotto. Il ridimensionamento, presentato alla clientela come ottimizzazione delle risorse, è stato preso a seguito di un’indagine effettuata in collaborazione con il Politecnico di Torino tesa a valutare l’effettivo utilizzo di bus e tram nelle varie fasce orarie. Tuttavia questo provvedimento è stato percepito da gran parte della clientela come un mero espediente volto a ridurre i costi di gestione, d’altro canto è di dominio pubblico che il comune di Torino non versa in una situazione finanziaria del tutto rosea, per colpe in fase di accertamento da parte della magistratura.

Nel frattempo siamo in attesa che la Giunta approvi il piano industriale, però se le aspettative sono quelle descritte dai giornali, cara Sindaca Appendino non staremo sicuramente a guardare, non accetteremo che il conto venga pagato da coloro che colpe non ne hanno, autisti, operai, addetti metro, addetti park, assistenti alla clientela.

*Roberto Faranda, vicesegretario provinciale sigla autonoma Fast-Confsal

print_icon