Cambiare la leadership

Quindi se il centrosinistra perderà  la colpa sarà di Speranza, Bersani e, naturalmente, del “perfido” D’Alema che manovra tutti gli altri da dietro le quinte. Il Pd ha perso tre elezioni di fila, è stato sconfitto al referendum che avrebbe dovuto consacrare Matteo Renzi come nuova stella del firmamento della politica italiana e la colpa di chi è? Di coloro che hanno criticato le politiche su lavoro, fisco, scuola, sia l’Italicum che la riforma costituzionale, che sono tra le cause dell’insuccesso del Pd.

Anziché aprire una riflessione sulle cause di questo vero e proprio smottamento elettorale è imporre una correzione di linea, la maggioranza del Pd ha fatto quadrato attorno al suo leader e difeso le scelte che sono state compiute. E scopre il valore dell’unità all’ultimo minuto dopo aver approvato una legge elettorale che non consente neppure accordi di desistenza, escludendo il voto disgiunto.

Sarebbe stata una unità fittizia vista l’esistenza di divergenze di fondo sul piano politico e programmatico; una unità che gli elettori avrebbero considerato una colossale presa in giro. Tra l’altro mi domando come si sarebbe potuta svolgere in concreto la campagna elettorale nei collegi uninominali con alcuni candidati impegnati a difendere le politiche governative realizzate e, altri, a criticarle severamente.

Davvero un bell’esempio di unità. Le coalizioni sono credibili se si fondano su programmi e leadership condivise. Ieri concludendo la Leopolda, Renzi ha confermato, se ne ancora ve ne fosse stato bisogno, che le distanze sono incolmabili. Il segretario del Pd ha proposto due cose che non possono stare insieme: una riduzione delle tasse per tutti e l’estensione degli 80 euro. Il costo aggiuntivo previsto e di 6/7 mld che si aggiungono ai 72 mld di bonus che avrebbero potuto essere impiegati per realizzare un grande piano di investimenti e per ridurre significativamente il cuneo fiscale.

Renzi, Berlusconi e Di Maio faranno a gara a chi la spara più grossa. La Commissione Europea ci segnala che la legge di stabilità non ha tutte le coperture e che a maggio il nuovo governo dovrà varare una manovra aggiuntiva? La risposta è stata: #chissenefrega!

Il Paese ha bisogno di essere governato da persone serie che dicano quello fanno e che facciano quello che dicono, che abbiano il coraggio di fare un discorso di verità sulla condizione della nostra economia e finanza pubblica. Una parte dell’elettorato non ne può più di imbonitori, demagoghi e finti Superman. Infine c’è un popolo della sinistra che in questi anni è stato preso a schiaffi dalle politiche del Pd e del governo che chiede di essere rappresentato. Può sentirsi rimotivato solo se vengono indicati una leadership, un progetto politico e un programma credibili. Non sarà una impresa facile, ma è l'unica che può restituire speranza a chi è stufo di una di rincorse populiste, di demagogia e di scelte politiche che hanno rinnegato i valori, le idee e le politiche di una sinistra che considera il governo non il fine, ma un mezzo per cambiare il Paese.

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