Perché servirebbe la naja

In riferimento all’intervista rilasciata su Radio 24 venerdì 9 febbraio 2018, nel corso della trasmissione 24 mattino con Oscar Giannino, dal ministro della difesa On. Roberta Pinotti, mi permetto di dissentire in parte sulle opinioni espresse riguardo l’inutilità del ripristino del servizio di leva in Italia. Oggettivamente il ripristino di un periodo al servizio della Nazione su base “obbligatoria” può rappresentare una grande opportunità formativa e coesiva, soprattutto in un periodo quale l’attuale, dove gli ingenti flussi migratori stanno portando nuove culture e sensibilità in Italia. Per coerenza, insieme alla possibilità di prestare servizio civile obbligatorio, deve essere data ai giovani anche l’opzione di poter servire il paese e contribuire anche all’interno delle forze armate per un periodo di tempo contenuto ma significativo e funzionale all’ottenimento degli obiettivi che di seguito espongo. Il tutto naturalmente impostato e rivisitato in chiave moderna ed attuale, non una naja inutile ad accezione negativa, come in parte stigmatizzato nel recente passato.

Non si tratta di un mero approccio ideologico, bensì di un’opportunità formativa preziosa, un investimento per le nuove generazioni, non una spesa ulteriore senza costrutto. Si tratterebbe di trasmettere le basi della socialità, condivisione, rispetto per le istituzioni, senso di appartenenza, concetto del dovere, una vera e propria scuola di educazione civica ed alla cittadinanza consapevole. Si tratta di principi e valori caduti progressivamente in disuso, in gran parte misconosciuti o erroneamente trasmessi. Tali valori possono contribuire positivamente ad una crescita consapevole e responsabile del nuovo cittadino italiano, se non altro ad una analisi critica e motivata di opinioni e scelte di vita. Naturalmente, il personale in servizio di leva, non verrebbe utilizzato in teatri operativi nazionali o esteri, dove occorrono forze professionali con un iter formativo e di aggiornamento lungo e costante. Per quanto concerne l’utilizzo operativo dei nuovi giovani di leva, si ipotizza un impiego nelle attività logistiche e supporto alle forze armate di carriera entro i confini nazionali. Visto lo stato di abbandono in cui versano molti presidi militari ed il ricorso a personale civile altamente retribuito, per le attività di supporto ed addirittura di guardiania e sorveglianza, si ottiene il duplice obiettivo formativo e di contenimento delle spese.

Storicamente il servizio di leva ha contribuito a cementare ed unire le nazioni. In questo periodo di cambiamenti epocali nella tipologia della cittadinanza, far conoscere e condividere i principi fondamentali dello Stato Italiano, rappresenta un punto di forza fondamentale. Non si tratta di una visione utopica o idealistica del servizio militare o civile, ma di una reale pragmatica ed importante opportunità che una nazione unita e democratica ancora molto giovane per fondazione e amministrazione come la nostra (157 anni dalla Unità e soli 73 dalla proclamazione della Repubblica) ha il dovere di cogliere. Auspico che i nostri governanti vecchi e nuovi, al di là dell’estrazione politica ed ideologica, prendano in considerazione questa importante potenziale risorsa.

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