Lo sharing va incentivato

È di questi giorni la notizia che un’importante azienda dedicata al bike-sharing abbia deciso di uscire da alcune città italiane, come Torino, per evidenti danni alla propria flotta messa a disposizione dei cittadini. Lo sharing, sia esso di auto moto e biciclette, ha un valore per il contrasto dell’inquinamento atmosferico molto alto e la decisione di tale azienda di ritirarsi dal mercato deve essere recepita come una sconfitta dell’intero sistema Italia. Nel contrasto all’inquinamento urbano lo sharing in tutte le sue forme risulta un percorso positivo e propedeutico al conseguimento delle riduzioni degli inquinanti atmosferici con conseguente abbattimento delle polveri sottili.

A fronte di codeste considerazioni si auspica che il nuovo governo che verrà all’indomani del 4 marzo prenda in considerazione un percorso di: stesura di un piano nazionale di interventi da adottare per ottenere la riduzione dell’inquinamento atmosferico sulla scorta dell’accordo del bacino padano, già operativo e assolutamente efficace. Adozione di norme specifiche che pianifichino il divieto di circolazione (2030 è la data considerata da tutti come necessaria per evitare di arrivare troppo tardi ad affrontare un problema già oggi particolarmente complesso) per le auto maggiormente inquinanti (diesel e benzina) sul territorio nazionale, fissando una scadenza precisa per l’interruzione di una commercializzazione nel nostro paese di tali veicoli, e prevedendo un incremento del carico fiscale volto a penalizzare la circolazione delle vetture inquinanti. Incentivi per le immatricolazioni di nuove auto elettriche ed ibride volti a favorire lo sviluppo di reti infrastrutturali adeguate a sostenere tale cambiamento così come un potenziamento del trasporto pubblico specialmente nei centri abitati a maggior densità abitativa.

I vantaggi attesi dalle azioni descritte sono fondamentali per un miglioramento della tutela ambientale del paese intero così come delle condizioni di vita ed in particolare di salute dei cittadini, un elemento che va considerato con la massima attenzione e messo al centro delle future strategie nazionali. Occorre dare la priorità alla mobilità urbana sostenibile, e alle infrastrutture che sono utili per una razionale mobilità delle famiglie italiane. Quello dei trasporti su strada è responsabile di più del 25 per cento delle emissioni di anidride carbonica prodotte ogni anno nell’Unione europea. Secondo le statistiche, oltre il 50 per cento delle emissioni dei trasporti sarebbero prodotte dalle automobili, responsabili dunque di oltre il 10 per cento delle emissioni di CO2 totale. I progressi recenti prospettano già a breve veicoli elettrici sempre più performanti, che delineano nuovi scenari di mobilità in grado di migliorare la qualità dell’aria. Uno studio del Politecnico ha calcolato che i bus elettrici di ultima generazione con tecnologia “ultracapacitor” in un periodo di 12 anni su una flotta di 10 bus ridurrebbero i costi totali di circa due milioni di euro rispetto ad una analoga flotta di bus diesel. Già al settimo anno si inizia a produrre un risparmio complessivo. Con un vantaggio notevole per la qualità dell’aria. La diffusione della mobilità elettrica richiede tuttavia la rimozione di alcune barriere e l’adozione di misure temporanee che incoraggino tale transizione. Offrire al consumatore valide motivazioni per il cambiamento culturale. Orientare gli utenti verso modalità di viaggio più efficienti e più sostenibili, capaci anche di aggregare le domande di mobilità di più persone. Favorire la graduale adozione di veicoli elettrici a emissioni nulle e veicoli ibridi plug-in ad elevata autonomia in elettrico e la realizzazione di una rete di ricarica che ne assicuri flessibile operatività e riduca l’ansia da autonomia.

Si è dimostrata di grande efficacia la regolamentazione locale della mobilità attraverso politiche di road pricing progressivo favorendo le motorizzazioni a minori emissioni, come agevolazioni delle soste e degli accessi alle ZTL, che ricompensano un comportamento virtuoso. Favorire l’adozione di tali soluzioni in misura quanto più possibile uniforme sul territorio nazionale o comunque su aree vaste a partire dalle aree metropolitane. Contestualmente a tali azioni di sostegno, occorre adottare misure limitative od ostative per i veicoli a più elevato impatto ambientale, valutando ove possibile, e per aree di particolare rispetto, dei termini temporali dopo i quali sarà consentito l’accesso ai soli mezzi ibridi, elettrici o comunque non inquinanti. Accelerare lo sviluppo di una rete di ricarica accessibile al pubblico, in linea con le indicazioni fornite dal PNIRE – Piano Nazionale di Infrastrutturazione per la Ricarica dei veicoli Elettrici – e commisurata alla prevedibile diffusione della mobilità elettrica, la quale sarà a sua volta la risultanza delle misure locali suggerite dalla presente Carta, oltre che di ulteriori supporti a livello governativo o regionale quali incentivazioni economiche o fiscali.

A vantaggio del consumatore, rendere tutte le infrastrutture, anche se gestite da operatori diversi, facilmente accessibili, favorire la realizzazione di punti di ricarica rapida e, in presenza di più service providers, privilegiare gli operatori in grado di offrire la massima facilità di accesso e pagamento immediato anche per le ricariche occasionali, anche tramite accordi commerciali di roaming nazionale e internazionale tra gli operatori e promuovere l’adozione di sistemi di clearing dei pagamenti relativi al servizio a valore aggiunto di ricarica. Ampliare la possibilità di ricarica negli immobili residenziali e aziendali, tenuto conto che all’avvio del mercato i primi acquirenti dei veicoli elettrici sono prevalentemente quanti hanno tale possibilità. Sono opportune azioni di incoraggiamento e supporto da parte delle amministrazioni comunali, anche attraverso agevolazioni nella fiscalità locale e/o prevedere lo scomputo d’oneri di urbanizzazione per l’istallazione di sistemi di ricarica. A livello nazionale, è auspicabile che gli interventi impiantistici e di rilascio della idonea certificazione per la ricarica dei veicoli elettrici possano beneficiare da un lato di contributi in termini di credito di imposta, analogamente a quelli indirizzati al risparmio energetico e dall’altro di facilitazioni dal punto di vista amministravo al fine di non aggravare inutilmente le modalità di installazione delle infrastrutture di ricarica. Dare un forte impulso allo sharing con mezzi elettrici così da ridurre le emissioni inquinanti oltre che la congestione del traffico, sia per le autovetture che per i veicoli leggeri (quadricicli e motocicli, biciclette a pedalata assistita). Oltre alle formule con prelievo e riconsegna in stazioni che provvedono alla ricarica, sono già efficacemente sperimentati anche in Italia sia sistemi station based, sia free floating, e sistemi con livello di condivisione ancora più accentuato, integrati con la mobilità ferroviaria e aperti ad una pluralità di soggetti (pendolari, enti pubblici e aziende) in fasce orarie tra loro complementari come quelli sperimentati in Regione Lombardia.

Un’ulteriore formula ancora poco diffusa in Italia è il car sharing condominiale, con prelievo e riconsegna presso un punto di ricarica allocato nel condominio. Oltre che alla riduzione delle autovetture, il suo sviluppo darebbe un considerevole impulso alla creazione di un mercato di avviamento per i veicoli elettrici. Stimolare l’introduzione di mezzi elettrici attraverso le seguenti politiche ambientali: » a) con riguardo ai Comuni: stipulare un accordo uniforme sui privilegi/esenzioni per gli autocarri a zero emissioni; » b) con riguardo alle Autorità Regionali, Nazionali ed Europee: fornire sostegno finanziario per acquistare ed utilizzare furgoni e/o camion elettrici finché il mercato non avrà raggiunto il desiderato livello di maturità; » c) con riguardo ai Produttori: sviluppare e produrre furgoni e/o autocarri elettrici che siano in grado di soddisfare i requisiti per la logistica urbana e metropolitana. Incentivare il ricambio delle flotte di auto aziendali in versione elettrica. Introdurre bus e minibus elettrici nel Trasporto Pubblico Locale, incentivare taxi elettrici con opportune agevolazioni. Prevedere lo sviluppo di un sistema di bike-sharing con bicicletta a pedalata assistita capace di integrare differenti sistemi di mobilità su ferro e su gomma. L’integrazione di mezzi deve essere funzionale sia alla mobilità urbana degli spostamenti casa-scuola e casa-lavoro, sia allo sviluppo turistico e del tempo libero. Le ciclo stazioni elettriche dovrebbero essere presenti in prossimità dei parcheggi intermodali, delle stazioni ferroviarie, metropolitane e degli autobus, nonché prossime ai siti di interesse turistico. Adottare misure regolatorie della circolazione che stimolino la graduale introduzione di veicoli elettrici leggeri (ciclomotori, motocicli), a graduale sostituzioni delle versioni endotermiche che presentano spesso livelli di inquinamento non distanti da quelli di un’autovettura.

Un esempio di buone pratiche non può infine prescindere dalla graduale introduzione di veicoli e mezzi elettrici nelle stesse flotte comunali, nelle società interne, controllate e partecipate dalla pubblica amministrazione e i gestori (concessionari) di servizi di pubblica utilità, come indicato nell’art.18 comma 10 del D.Lgs. del 16 dicembre 2016 n. 257. Inoltre, nelle gare di assegnazione dei servizi esternalizzati di comuni e loro partecipate, privilegiare i soggetti che propongono l’uso di veicoli elettrici a emissioni nulle e veicoli ibridi plug-in ad elevata autonomia in elettrico, anche in riferimento al Decreto Legislativo 3 marzo 2011 n. 24 relativo alla valutazione economica delle emissioni. Occorre prevedere a livello nazionale incentivi fiscali per quegli enti locali e per quelle società controllate e partecipate dalla PA che introducano veicoli elettrici nelle rispettive flotte.

*Gian Carlo Locarni, responsabile nazionale dipartimento ambiente Lega 

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