Ora tocca alla politica
Wilmer Ronzani 16:57 Lunedì 19 Marzo 2018 0
In questi giorni capita spesso di sentire persone che si domandano perché mai il Pd abbia proposto e approvato il Rosatellum che lo ha penalizzato. In realtà nelle intenzioni dei suoi ideatori avrebbe dovuto favorirlo, ma poi la situazione ha preso una piega diversa.
Il partito democratico era convinto di poter competere e vincere in un bel po’ di collegi uninominali. Non sto parlando di quelli in cui il centrodestra unito, si fa per dire, aveva le potenzialità per vincere, ma dei seggi in palio nelle tradizionali regioni rosse e anche in alcune Regioni del Sud. L’appello al voto utile, contro Liberi e Uguali, accusato di provocare la vittoria della destra e dei populisti avrebbe fatto il resto, drenando voti che gli avrebbero consentito di ottenere un certo numero di seggi nei collegi plurinominali; questi ultimi utilizzati per selezionare gli eletti filo-renziani.
Nelle intenzioni cioè la legge elettorale avrebbe dovuto penalizzare il M5s, per la sua contrarietà a stringere qualsiasi alleanza e la lista di Liberi e Uguali.
Le due coalizioni, di centrodestra e del Pd, sono state una finzione, tanto è vero che la competizione si è svolta ed é stata particolarmente aspra anche al loro interno: in particolare tra Salvini e Berlusconi.
Tutti erano consapevoli la partita del governo si sarebbe giocata dopo il voto. Trattandosi di una legge elettorale proporzionale, leader e maggioranza si sarebbero decisi dopo le elezioni, senza vincoli preventivi per nessuno. La mia impressione è che sia Renzi che Berlusconi abbiano sostenuto il Rosatellum per tenersi le mani libere e poter giocare su due tavoli, non escludendo affatto una governo pd-forza Italia in chiave antipopulista. Le cose sono andate diversamente come si è visto: il Pd è crollato, Liberi e Uguali ha intercettato solo in minima parte i voti in uscita dal partito di Renzi, a destra Salvini ha superato Berlusconi e oggi cerca di passare all’incasso, mentre il M5s ha stravinto anche nei collegi uninominali. Questo dimostra che e leggi elettorali non sono tutto e che é illusorio ritenere che possano bloccare i processi politici.
Dopo il 4 marzo nessuno ha i numeri per formare un governo: non ce li ha il centrodestra a guida leghista e non ce li ha il M5s. Questo è ciò che hanno deciso gli elettori. Il Parlamento non è in grado di esprimere un governo. Dovrebbe tornare in campo la politica, quella capace di privilegiare l’interesse generale ricercando i necessari compromessi; sono una cosa nobile se fatti alla luce del sole e nell’interesse esclusivo del Paese. Invece tutti paiono affidarsi alla saggezza del Capo dello Stato il quale però non può fare miracoli e sostituirsi ai partiti. Spetta a chi ha vinto le elezioni farsi carico delle responsabilità di indicare un percorso in grado di assicurare un governo adeguato al Paese. Per contro la linea politica del Pd e Liberi Uguali non può essere soltanto quella di dire “avete vinto, adesso governate”, essere equidistante rispetto alla Lega e al M5s oppure essere indifferente rispetto all'ipotesi di un governo Salvini-di Maio e alla prospettiva di elezioni immediate dopo che sarà stata approvata una legge elettorale che le trasformerebbe in un duello Salvini-Di Maio. L’Aventino o il “tanto peggio tanto meglio” rappresenterebbero un rimedio peggiore del male.