Abituati a deferimenti e sanzioni 

Siamo arrivati a un punto in cui parrebbe che le normative europee non ci riguardino sui temi ambientali. Dopo il deferimento per la questione smog, seguito da altro deferimento per la non gestione dei rifiuti radioattivi, senza dimenticare che eravamo già incorsi in deferimenti e sanzioni per la direttiva europea sul piano anti rumore, non ci resta, ahinoi, prendere atto dell’ennesima sanzione che la commissione europea infigge al nostro paese.

Questa volta, dopo la condanna datata 2012 sul recepimento non corretto della gestione delle acque reflue, alla fine del mese di maggio la Corte di Giustizia europea non ha che potuto sanzionare l’Italia, poiché in sei anni non è riuscita a dare esecuzione con relativa messa in regola della condanna del 2012 sopra citata. Non avendo il nostro “caro” Governo dal 2012 a oggi adempiuto alle disposizioni della sentenza, la quale imponeva di adeguare il diritto interno dell’Italia a quello europeo, la Corte di Giustizia Ue ha condannato l’Italia a una sanzione pecuniaria di ben 25 milioni di euro, con l’aggiunta di un’altra sanzione semestrale di circa 30 mila euro che sarà applicata fino a quando non sarà applicata integralmente la sentenza del 2012.

Sempre legati alle questioni delle acque reflue bisogna segnalare anche la condanna per l’incompleto recepimento di altra direttiva sulle reti fognarie nelle aree sensibili con popolazione superiore ai 10.000 abitanti (sentenza del 2014). Ricordando che su quest’ultimo caso la commissione europea ha dato corso a dei “consigli” per i quali se l’Italia non si adeguerà al più presto partirà un’altra richiesta di sanzioni alla Corte di Giustizia europea.

Auspicando un celere dipanarsi della matassa per la costruzione concreta di un nuovo governo, che dovrà assumersi un aggravio di lavoro sui temi ambientali, per evitare altre sanzioni da parte della Corte di Giustizia europea. Governi, rei di questa critica situazione, con un’anima di centro sinistra che hanno sempre affermazioni di grande coscienza ambientale ma che allo stato dell’arte attuale i successori di costoro si troveranno dei conti da saldare per inerzia e miopia nella gestione ambientale.

*Gian Carlo Locarni, responsabile nazionale dipartimento ambiente Lega

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