Regione, l’importante non è partecipare

A poco più di sei mesi dalle prossime elezioni regionali il centrosinistra piemontese si muove indeciso e con l’evidente paura di sbagliare. Sembra convinto di potercela fare solo per eventuali errori dei suoi due avversari principali. Come a dire, proviamo, se nel frattempo il Governo entra in crisi,  possiamo farcela anche se siamo malconci. Invece una coalizione, a prescindere dal suo orientamento politico, deve essere convinta della bontà delle sue proposte, del suo programma e avere un candidato presidente capace di interpretarlo nel modo più giusto. Un leader che possa trasmettere fiducia, ottimismo, novità.

Chiamparino a cui dobbiamo essere grati per quanto ha saputo fare, sembra stanco e incapace di dare ulteriori spinte propulsive a una coalizione, anche allargata di centrosinistra. E non potrebbe essere altrimenti. Non si può essere, in un quadro politico che cambia velocemente, uomo per tutte le stagioni. E non è certo colpa sua se il Pd è le altre forze di centrosinistra non sanno individuare uomini e donne nuove, Leader ai quali affidare il compito di guidare la coalizione in tutte le province piemontesi. Ci sono ma i capipartito fanno finta di non vederli per poter dire che a loro non esistono, per ora, alternative. Invece, non si deve aver paura di rischiare. Solo cambiando e azzardando si può costruire il futuro della sinistra in Piemonte e in Italia.  C’è ancora il tempo per provare, senza paure se non quella di mettersi in discussione. Diversamente la possibilità di una grave sconfitta sarà altissima.

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