Stessa sorte per i due Matteo

Matteo Salvini come Matteo Renzi, stesso nome, identica evangelizzazione, una rapidissima ascesa all’inizio, poi la costante perdita del consenso. Trionfo e crollo.

Seguo Salvini dal giorno delle elezioni e gli riconosco che ha saputo usare con destrezza le sue capacità politiche per mettere nell’ombra il debole primo ministro, Giuseppe Conte, e brillare più del suo partner politico Luigi Di Maio, del Movimento 5 Stelle, che in queste prime settimane di governo ha dato l’impressione di procedere goffamente.

Salvini ha anche assunto il ruolo di ministro della salute, affermando in un’intervista che 10 tipi di vaccino sono da lui considerati non solo inutili, ma potenzialmente pericolosi. Una posizione ben più dura, presa senza una qualsiasi prova di carattere scientifico, di quella concordato a livello programmatico, e cioè che i vaccini non dovrebbero essere obbligatori per i bambini che vanno a scuola.

Conclusione, affidata ad un doppio interrogativo: riuscirà quest’uomo, una volta considerato un candidato residuale che non sarebbe andato oltre il 13 percento – ma la cui popolarità è cresciuta di oltre 10 punti per arrivare, dalle elezioni dello scorso marzo, al 30 percento – mettere insieme gli elettori del centrodestra e i sostenitori del populismo? Oppure seguirà il sentiero segnato dall’ex primo ministro Matteo Renzi, che prima crebbe in modo esponenziale e poi crollò sotto il peso della proprio ego smisurato. La risposta non voglio darla ma credo di saperla.

*Vincenzo Grassano, direttore responsabile Pagine Lucane

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