Uniti per rilanciare il Pd

Ho letto con attenzione l’articolo in merito al dibattito che si è generato nella chat dei consiglieri regionali, dopo la sconfitta elettorale del Pd a Ivrea, e mi preme fare qualche considerazione essendone parte in causa. 

In tutti questi ultimi mesi, anche grazie al congresso unitario svolto ad Ottobre 2017, abbiamo ritrovato una unità all’interno del partito metropolitano che credo sia patrimonio di tutti e debba essere preservata. C’è una segreteria, guidata da Mimmo Carretta e con tante forze giovani, che lavora costantemente per rilanciare l'azione del partito, tra tante difficoltà e in un contesto nazionale molto difficile.

Esattamente quello che si è fatto a Orbassano, ricomponendo le fratture che si erano create dopo le primarie mentre a Ivrea, dove non si è riusciti a ricomporre la frattura, abbiamo creato di nuovo le condizioni perché nascesse il quadro delle alleanze con cui abbiamo governato molte delle nostre città e la Regione Piemonte.

Anche questo è stato un risultato politico non scontato al quale abbiamo lavorato mesi. Certo, i risultati non ci hanno dato ragione e non intendo in alcun modo minimizzare la portata della sconfitta del Pd che ho individuato in due fattori principali e che ribadisco:

1. Le nostre divisioni interne, che non nascono solo per le primarie ma da ben prima

2. il contesto politico nazionale.

Mi è ben chiara la necessità di aprire fin da subito una riflessione profonda sulle ragioni della sconfitta del 4 marzo che vada oltre questi due punti, partendo da una considerazione semplice: abbiamo fatto degli errori. Ho redatto un comunicato stampa perché chi ha responsabilità politiche non può nascondersi. Il comunicato dice che abbiamo perso a Ivrea nonostante il gran lavoro del candidato sindaco e  del Pd ma non poteva, per onestà, non sottolineare che  le ragioni della sconfitta risiedevano, secondo me, nelle nostre divisioni e nel vento contrario che spirava nel contesto nazionale

Ribadisco la necessità di aprire una profonda fase di discussione e di approfondimento sui motivi della sconfitta del 4 marzo e di questa tornata elettorale. Perché? Per poter ripartire con una proposta politica vincente in previsione delle elezioni  regionali del prossimo anno.

Qualcuno nel Pd, oggi,  può pensare che attaccarci a vicenda invece di costruire un progetto politico e una prospettiva sia un atteggiamento vincente? Io credo che solo se sapremo rimanere uniti e discutere in modo serio e approfondito di questi aspetti riusciremo a ripartire e tornare a essere attrattivi per gli elettori.

Colgo l’occasione per fare due considerazioni in questo ambito, ma ci sarà modo e tempo per discuterne.

Credo fermamente che il quadro di riforme  e di politiche industriali messo in campo dal Pd in questi anni sia da difendere e stia portando e porterà i risultati attesi di crescita economica e di nuova occupazione.Allo stesso tempo però devo dire che non siamo riusciti a dare la risposta giusta al tema della protezione sociale e al tema delle nuove povertà.Da questo, dai bisogni di oggi, dalle nuove povertà dobbiamo ripartire, elaborando la nostra proposta di società. Io lavoro in questa direzione consapevole che alzare la testa (non la cresta) vuol dire guardare verso l’orizzonte per intravedere il futuro. La politica, secondo me deve fare questo: costruire speranza e futuro. Io lavorerò in questo senso.

*Raffaele Gallo, presidente della Commissione Attività produttive del Consiglio regionale del Piemonte e responsabile Enti locali del Pd di Torino

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