Stati uniti d’Europa addio

Dieci anni di crisi economica sembrano aver distrutto il mito positivo dell’Europa, alimentando l’insofferenza verso Bruxelles, la rigidità dei trattati e la soffocante leadership tedesca. Ma com’è stato possibile che i partiti populisti e sovranisti siano arrivati, in Italia, a raccogliere il 50% dei consensi?

Questo clamoroso successo si deve in larga parte ai cosiddetti “euroinomani“e cioè tutti quei politici, quegli economisti e quei giornalisti che per troppi anni si sono rifiutati di riconoscere l’oggettiva anomalia dell’euro, ostinandosi a negare il sostanziale fallimento dell’austerità espansiva e sposando acriticamente il nuovo ordine della globalizzazione.

Brexit, la vittoria di Trump e le elezioni italiane dimostrano però che i popoli stanno invertendo la Storia. Quella che è iniziata infatti non è una protesta, ma una rivolta: contro la disuguaglianza crescente, contro l’impoverimento del lavoro, contro la finanziarizzazione dell’economia, contro le delocalizzazioni predatorie e, soprattutto, contro il dominio delle élite. A un anno dalle elezioni europee ha ancora senso parlare degli Stati Uniti d'Europa? Direi proprio di no, il progetto è largamente fallito.

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