Paolo VI, il silenzio di Pax Christi

Sono stato profondamente dispiaciuto e amareggiato per il fatto che Pax Christi, nei giorni che hanno preceduto alla Canonizzazione di dei santi proclamati il 14 ottobre u.s., sia sul web che su Fb abbia valorizzato unicamente Oscar Romero, senza proferire una sola parla su Paolo VI (ad eccezione della foto pubblicata nella quale Paolo VI accoglie Oscar Romero in udienza). Essendo Pax Christi da statuto un “movimento cattolico internazionale Per la pace” (voluto tra l’altro in Italia proprio dall’allora Sostituto alla Segreteria di Stato Mons. Montini!), vorrei ripercorrerne brevemente l’impegno per la pace.

Paolo VI è stato innanzitutto il Papa della riconciliazione e del dialogo. Queste due parole possono riassumere il Pontificato di questo Grande Papa che è stato un precursore, scrutando i segni dei tempi. Sono molti i primati del Pontificato di Paolo VI, poi fatti propri dai suoi successori: fu il primo Papa a recarsi Pellegrino in Terra Santa, il primo a parlare all’Assemblea delle Nazioni Unite, al Consiglio Ecumenico delle Chiese, il primo a lasciare il Vaticano per andare a visitare i poveri del mondo. Fu però anche il Papa dei gesti innovativi, come la rinuncia alla tiara per sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti dei Paesi poveri, la ritrattazione delle scomuniche, in particolare alla Chiesa Ortodossa, ed è anche il primo Papa a far cadere, con il suo primo Natale da Pontefice, la Messa nella Cappella Sistina e dal Natale del 1963 celebrerà la Messa di Natale fuori dal Vaticano, cominciando dalle Parrocchie di periferia, ma anche fuori Roma, a Firenze nel 1966 con i fiorentini che avevano subito l’alluvione, nel 1968 a Taranto con gli operai delle acciaierie Italsider, e nel 1972 con i minatori al monte Soratte. La Sua enciclica programmatica “Ecclesiam Suam” sia nella struttura, sia nei contenuti, contiene un approccio nuovo di dialogo significativo con il mondo contemporaneo, quel dialogo con la società era l’argomento che ne fece apprezzare le qualità di profondo conoscitore delle attese del mondo che si andava evolvendo con una velocità imprevedibile e la Chiesa correva il rischio di dilapidare il patrimonio di valori e insegnamenti che se non aggiornati, avrebbero potuti essere posti nel dimenticatoio. L’Enciclica si propone “di sempre più chiarire a tutti quanto, da una parte (la Chiesa )  sia importante per la salvezza dell’umana società, e dall’altra quanto stia a cuore alla Chiesa che ambedue s’incontrino, si conoscano, si amino”.

Nel solenne discorso per la riapertura dei lavori conciliari, Paolo VI indicò quattro punti fermi ai quali il Vaticano II avrebbe dovuto far fronte: “La conoscenza, o se così piace dire, la coscienza della chiesa, il suo rinnovamento, la ricomposizione di tutti i cristiani nell’unità, il colloquio della chiesa con il mondo contemporaneo”.

Paolo VI si è adoperato molto sui temi della Pace (volle Pax Christi in Italia quando era ancora Sostituto alla Segreteria di Stato), oltre alla solidarietà e lo sviluppo dei Popoli, tema che la pubblicistica ha un po’ trascurato. Nel 1964 fece il Pellegrinaggio in Terra Santa del quale ricorre quest’anno il cinquantesimo anniversario, celebrato con enfasi dai mezzi di informazione, anche non cattolici, e dalla Chiesa, raggiungendo il culmine con il viaggio in Terra Santa del Santo Padre Francesco, nel maggio del 2014.

Al 39° corso di Aggiornamento Biblico-Teologico organizzato dallo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme nell’aprile scorso, il Decano Padre Massimo Pazzini ha tenuto una bella relazione Il pellegrinaggio di Paolo VI vissuto e raccontato dai frati della Corda” raccogliendo minuziosamente i pezzi più significativi e curiosi tratti dall’Acta Custodiae Terrae Sanctae nn. 62-64, ma raramente dalla pubblicistica è emersa la grande importanza di quel Pellegrinaggio, intessuto da incontri spirituali e politici del Papa.

Paolo VI andò in quell’occasione alle sorgenti, per portare il messaggio del Concilio fatto di Pace, condivisione e speranza nel dialogo, con tutti i popoli della Terra e andava a condividerlo per primo in Terra Santa dove il conflitto arabo-israeliano, divideva due Stati su tutto, anche sull’accoglienza del Papa stesso. Con il viaggio all’Onu del 1965 inaugurava una nuova stagione diplomatica in cui la Chiesa non rappresenterà più le esigenze di una parte del mondo, ma quelle di tutti coloro che in essa e nel messaggio di pace vorranno riconoscersi.

L’impegno per la Pace si concretizzò a partire dal 1968 della prima giornata di ogni anno dedicata alla riflessione e alla preghiera per la pace nel mondo. La celebrerà ogni anno in una Chiesa diversa di Roma, una Giornata della Pace non solo rivolta ai cattolici, ma volle comprendere le aspirazioni di tutti e proclamare i valori più alti della vita: verità, giustizia, libertà, amore, rifuggendo dal semplice pacifismo di maniera. Un Papa che non ha chiuso le porte a nessuno ma che ha invece spalancato le porte della Chiesa a tutti gli uomini di buona volontà e per questo, in occasione della ricorrenza del cinquantesimo anniversario del Pellegrinaggio in Terra Santa, ma anche della Sua Beatificazione, ci auguriamo che il Papa “della riconciliazione e del dialogo” ma anche della Pace, venga ancor più amato e venerato, come testimone autentico di questo nostro secolo, così carente di testimoni autentici.

Concludendo con la Populorum Progressio che è ancora attualissima oggi:
“86. Voi tutti che avete inteso l'appello dei popoli sofferenti, voi tutti che lavorate per rispondervi, voi siete gli apostoli del buono e vero sviluppo, che non è la ricchezza egoista e amata per se stessa, ma l'economia al servizio dell'uomo, il pane quotidiano distribuito a tutti, quale sorgente di fraternità e segno della Provvidenza.
87. Di gran cuore vi benediciamo, e chiamiamo tutti gli uomini di buona volontà ad unirsi fraternamente a voi. Perché, se lo sviluppo è il nuovo nome della pace, chi non vorrebbe cooperarvi con tutte le sue forze? Sì, tutti: Noi vi invitiamo a rispondere al Nostro grido d'angoscia, nel nome del Signore”.

Per questi motivi, Pax Christi in questi giorni ha perso una grande occasione per parlare di Pace senza paraocchi e senza steccati, riscoprendo la figura di questo grande Papa e attraverso i suoi scritti ed i suoi gesti, anche la propria storia.

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