Il derby delle madamin

Chiara Appendino non è più la sindaca di Torino. È diventata, negli ultimi tempi, la sindaca del Movimento, a differenza di quando venne eletta prima cittadina di Torino, trasformandosi da “anomalia” a interprete dell’ortodossia. La saldatura tra i poteri e gli esclusi, aveva reso possibile due anni fa, l’inimmaginabile. Eleggere una sindaca che accontentasse entrambi: i centri sociali e i centri del potere economico della Città. Fino ad oggi.

Le origini familiari di “Chiara” affondano nell’alta borghesia torinese, con interessi economici minacciati dall’amministrazione in carica. I poteri che avevano in larga parte contribuito alla sua elezione, necessitano di interlocutori più affidabili, al più presto perché Torino è una città in declino. Il welfare resta a galla grazie al determinante apporto delle risorse provenienti dalle Fondazioni Bancarie, i cui patrimoni stanno subendo da mesi, le scelte del governo nazionale e le impennate dello spread. Il voto sulla Tav in consiglio comunale, la dilettantesca gestione della vicenda Olimpiadi consegnano la sindaca nelle braccia di una maggioranza aderente ai principi del M5s, allontanandola dai poteri che contano e che eleggono.

Che si sono organizzati e scendono in piazza non per i trasporti colabrodo, per le anagrafi che esplodono, per la Fiat che sta morendo, per la crisi occupazionale che moltiplica i lavoretti e le fughe dei giovani verso un altrove qualunque. Si sono organizzati e scendono in piazza perché vedono il loro patrimonio solido, minacciato. Oggi in piazza ci saranno soprattutto loro, perché il declino li colpisce direttamente. Non troverete i delusi di sinistra, i cittadini di Mirafiori dove il destino di alcuni simboli di rigenerazione urbana sembra seguire quello dello stabilimento della Fiat (le biblioteche chiudono, la circoscrizione viene accorpata e abbandonata, gli asili faticano a comporre le sezioni, il quartiere invecchia).Non troverete i dipendenti delle anagrafi torinesi, costretti a subire per mesi le conseguenze del passaggio obbligatorio alla carta elettronica ( tempo medio di attesa per il rinnovo di un documento di identità: 4 mesi). Le svalutazioni immobiliari, la stagnazione, il calo dei turisti, gli scricchiolii delle istituzioni culturali come il Regio, sono parte del problema che mobilita i ceti abbienti. Hanno bisogno di un nuovo amministratore delegato che non cambi la ragione sociale di questa città. Li terrorizza la perdita di valore del loro patrimonio. La classe dirigente torinese non ammetterebbe mai di aver sbagliato due anni fa. La tav è il pretesto. Inizia oggi la campagna elettorale per le prossime comunali. Auguri Torino, ne hai molto bisogno.

print_icon