Dissesto idrogeologico, è ora di agire

I recentissimi e gravi eventi meteorici, con crescente e inaudita violenza si sono abbattuti sul territorio nazionale, in Piemonte e a Trino. Ancora distruzione e morti in ogni parte d’Italia. Ancora fenomeni sempre meno eccezionali ma sempre più ricorrenti che si abbattono su un Territorio reso sempre più vulnerabile e indifeso.

Purtroppo da decenni si è deciso di non investire sulla sua messa in sicurezza, le conseguenze però le paghiamo noi stessi e a caro prezzo, oltretutto in una Regione, il Piemonte, il cui Territorio per l’85% è esposto ai crescenti effetti del dissesto idrogeologico. Principale responsabile di questi rischi sono sì le mutazioni climatiche, ma a pari merito, una politica regionale e locale da anni del tutto inconcludente e/o indifferente; di destra, di centro o di sinistra che sia. Una politica inefficace, incapace di tutelare il suo stesso Territorio e garantire la sicurezza sostenibile alle Comunità residenti. Promesse tante, ma pochissime azioni concrete e nessuna risposta a quei cittadini che “si permettono” di disturbare i manovratori per sottolineare e ricordare loro il livello di rischio con il quale siamo costretti a convivere purtroppo a causa della loro stessa inefficienza.

Non credo si riuscirà a mitigare le cause che generano questi eventi distruttivi, ma credo invece fermamente, si possa fare molto per rendere il nostro Territorio meno vulnerabile e sostenibilmente più sicuro, mitigando la sua esposizione al rischio idrogeologico e al pericolo delle esondazioni che nel recente passato, in tre occasioni, hanno distrutto Trino e restano ancora la maggiore fonte di rischio e di pericolo.

Oggi il nostro Territorio lo si può paragonare a un improvvisato Don Chisciotte che tenta di combattere con i mulini a vento o meglio con eventi meteorici dalla inaudita forza distruttiva servendosi solamente di una vecchia lancia per giunta spuntata. E in questo scenario dai toni umoristici, la politica continua a recitare il suo ultradecennale ritornello; faremo, progetteremo, ci impegneremo ecc. Ma poi passato l’evento; il nulla. Resta un territorio ancora più compromesso e vulnerabile, le vite tristemente sacrificate e una miriade di milioni di euro di danni che pagano i contribuenti. Questo è quanto la politica a tutti i livelli ha saputo realizzare sulla tutela e sulla salvaguardia del Territorio. Fatta questa breve premessa (non sono elettore del Mov5S), sulla sicurezza e sulla crescente esposizione al rischio esondazione ripropongo ancora una volta alla Vostra immutata silenziosa attenzione, il caso di Trino.

Dopo aver subito tre recenti e disastrose alluvioni, il piano per la sua messa in sicurezza con soluzioni e opere di difesa approvate da tutte le istituzioni di ogni ordine e grado, è ormai divenuto una farsa a tutti gli effetti , fatta di tantissime promesse, quasi sempre elettorali, ma poi in concreto è seguito il nulla o quasi. Le pochissime iniziative intraprese come ad esempio il primo tratto del nuovo scolmatore di Trino, hanno ormai raggiunto tempistiche di portata biblica per l’accanimento burocratico unito all’indifferenza silenziosa e inefficace della politica regionale e locale le quali, in questo decennio, hanno dato ampia e concreta prova di non volerle realizzare.

Dopo dieci anni di nulla di fatto ogni giustificazione sarebbe del tutto insostenibile. L’unica certezza è l’aumento della insicurezza e della esposizione al rischio, ma anche dei costi, quasi triplicati, per realizzare (??) sempre sullo stesso Territorio le stesse opere che ad oggi sono solamente sulla carta per giunta ingiallita per il trascorrere degli anni.

Come la si può tradurre questa situazione se non in una vera e grande vergogna Istituzionale, tecnica, burocratica e politica in particolare, a danno e sulle spalle di chi ha ricostruito per tre volte la propria abitazione e/o le proprie strutture produttive, ma ha comunque deciso di rimanere a lavorare e a vivere su questo Territorio sempre più insicuro e sempre più esposto al rischio.

Per citare il passato, circa centocinquant’anni fa sempre in Piemonte, fu costruito in trenta mesi un canale lungo 90 km, poco distante da Trino, con opere idrauliche che ancora oggi destano meraviglia in tutta Europa. E sempre nello stesso Piemonte nell’era della modernità, della innovazione e dell’industria 4.0, da dieci anni si sta tentando di costruire due canali scolmatori, a Trino e a Fontanetto Po. Due semplicissime opere di scavo, 10 km totali la loro lunghezza, con funzioni complementari tra loro come se di fatto fossero un’opera unica che intercettano le piene eccedenti del reticolo idrografico minore, rogge e canali, e le dirottano per gravità e in piena sicurezza nel fiume Po.

Quello delle piene del reticolo idrografico minore è uno dei grandi rischi esondazione cui è ancora esposto l’abitato di Trino. Molte le situazioni di emergenza che si sono succedute nel tempo con il concreto rischio di allagare zone significative della Città. Quale lo stato di fatto attuale dopo dieci anni di sterili e inefficaci promesse, principalmente elettorali – si è scavato solamente un primo lotto dello scolmatore di Trino, 2.000 metri circa, ma è ancora da completare perché ostaggio di contenziosi burocratici, tecnici e giuridici, né è dato conoscere i costi attualmente sostenuti. Inoltre questo breve scavo è del tutto ininfluente per la messa in sicurezza della città che la si ottiene solamente con la costruzione del secondo lotto e quindi con il completamento dell’opera stessa che deve realizzare il Comune di Trino ma che purtroppo ad oggi, il suo iter progettuale sta ancora “in alto mare”, e il canale non lo si può ancora costruire perché il progetto non è cantierabile e quindi non è finanziabile. Di conseguenza ad oggi è un’opera irrealizzabile.

E di tutto ciò non esiste alcun cronoprogramma e/o pianificazione o previsione sostenibile e/o attendibile. Non esiste neppure alcuna risposta prevedibile alla ricorrente domanda di molti trinesi: “ma questo canale quando entrerà in servizio e ci farà dormire sonni più tranquilli?”. Uno stato di fatto che induce a pensare che probabilmente la sicurezza di questo Territorio era e rimane l’ultima delle priorità della precedente ma anche dell’attuale Amministrazione. In realtà invece, le bibliche tempistiche del passato, meriterebbero un vero slancio decisionale e di efficienza, accelerando al massimo quegli adempimenti da anni vergognosamente in attesa, ma che invece si complicano ulteriormente anche per la paradossale e inaspettata presenza di alcune tartarughe. Verrebbe da sorridere, e invece è una delle questioni per giunta onerose, ancora irrisolte.

Vale la pena di sottolineare che la loro lentezza è del tutto compatibile con la costruzione del canale. Nel frattempo persone e insediamenti abitativi e produttivi sono costretti a convivere con il rischio esondazione a tempo indeterminato, e chissà per quanti anni ancora. Questa è la drammatica realtà. Anche la costruzione dello scolmatore di Fontanetto Po demandata allo stesso Comune, segue le orme di Trino o forse peggio ancora. Una seconda farsa. Dopo dieci anni non è stato ancora completato neppure il suo progetto definitivo.

Altra opera indispensabile per la messa in sicurezza del Territorio è l’ampliamento o meglio, l’allungamento del ponte stradale di Trino sul fiume Po. Un’opera prevista da una Legge dello Stato, dal Piano per l’Assetto Idrogeologico, il PAI, approvato dalla stessa Regione Piemonte. La realizzazione dell’opera è affidata alla Provincia di Vercelli alla quale la stessa Regione ha trasferito circa ottocentomila euro per la progettazione definitiva che parrebbe completata ma non ancora approvata; anche per questo caso non è dato sapere quali sono le motivazioni di questa prolungatissima fermata nonostante le numerose corrispondenze intercorse; silenzio totale.

La decisione di avviare l’iter per l’ampliamento del ponte di Trino, opera prevista dal P.A.I., risale al febbraio 2009 con la stipula, nel rispetto della Legge, del protocollo di intesa tra la Regione Piemonte, le Province di Alessandria e di Vercelli e i Comuni di Camino e di Trino.

Da quella data il seguito si è tradotto in una vergognosa lentezza che ormai perdura da dieci anni, avvolta dal più cupo silenzio, è evidentissima la non volontà politica di realizzare l’opera. Pare infatti sia la stessa Regione dopo anni, a mettere in dubbio l’efficacia dell’intervento, pur avendolo approvato e finanziato il suo progetto. Se così fosse, sarebbe un comportamento a dir poco ridicolo ma soprattutto frutto di una autentica e incompetente superficialità o meglio, un atteggiamento del tutto irresponsabile.

Se inutilità o se il dubbio esistesse, basterebbe approvare le contromisure e sottoscriverle, assumendosi le responsabilità del caso, compresa quella di aver buttato 800mila euro. Ma si sa, la politica funziona in altro modo sia essa di centro di destra e/o di sinistra. Quelle contromisure resteranno solamente orali, e quindi inefficaci perché mai nessuno si assumerà la responsabilità di sottoscriverle e trasformarle in un atto pubblico.

Il ponte di Trino è di fatto un evidente restringimento, un collo di bottiglia, che certamente non favorisce il deflusso delle piene sempre più crescenti e ricorrenti. Anzi, alle difficoltà del deflusso, crea azioni di rigurgito a monte dove a circa 2 km, è un’altra pericolosa strettoia quella della Centrale Nucleare Enrico Fermi. Con il suo ampliamento innanzitutto aumenterebbe significativamente il franco arginale che si traduce in maggiore sicurezza e stabilità anche per le opere di difesa oltre a ridurre il culmine di piena e favorire maggiormente il deflusso di piene importanti per la loro portata. A gennaio 2018 alla Provincia di Vercelli è stato riconosciuto il finanziamento di 1.287.110 euro finalizzato ad interventi migliorativi da eseguirsi al ponte stradale di Trino.

Non è certamente il desiderato ma è comunque una prima possibilità per avviare una serie di migliorie quali: il rifacimento del fondo stradale, la sistemazione dei marciapiedi laterali, consolidamento, sistemazione e verniciatura delle ringhiere laterali di protezione. Ma in particolare, il disalveo della ottava e nona campata in sponda destra, quest’ultima completamente ostruita dai sedimenti depositati nel tempo, e il conseguente rimodellamento del breve tratto di sponda interessato. Una operazione che aumenta e migliora la luce di deflusso del ponte.

Ma anche per quest’opera, ad oggi si registra un nulla di fatto. Concludo auspicando (??) per l’immediato futuro, seppure con moltissimi dubbi, che la Regione Piemonte, la Provincia di Vercelli e i Comuni di Trino e di Fontanetto Po ripongano il loro massimo impegno per il raggiungimento di questi importanti obiettivi, per dare veramente concretezza alla effettiva messa in sicurezza non solo dell’abitato di Trino, ma di un più vasto Territorio che nel recente passato ha subito gravissime devastazioni; nel novembre del 1994 e ancora più gravemente nell’ottobre del 2000 oltre ai successivi stati di allertamento.

Con rammarico però, ad oggi debbo purtroppo constatare che non si intravede la volontà soprattutto politica, di realizzare queste importanti opere. Le Amministrazioni locali sono cambiate ma l’incognita e la totale assenza di informazioni sulla loro realizzazione resta ancora il comune denominatore. La ulteriore conferma è che non esiste una pianificazione sostenibile a tutti i livelli.

Dall’altro canto, resta il clima di scarsa credibilità verso istituzioni troppo promettenti ma inconcludenti e la concreta e ricorrente paura delle Comunità residenti per la loro forzosa convivenza a tempo indeterminato con il rischio esondazione e con l’altrettanto timore che fenomeni come quelli accaduti nell’ottobre 2000, abbiano a ripetersi.

Alla manifesta incapacità dell’uomo non ci resta quindi che votarci alla protezione Divina. E’ la nostra unica speranza.

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