Meglio il politically correct 

Parlare politicamente corretto. Le origini di questa abitudine comunicativa sono diverse e lontane; il ritorno di questo codice linguistico, nei recenti decenni, è dovuto all’iniziativa di ambienti universitari americani  che hanno lavorato per rendere rispettoso verso minoranze e categorie solitamente non considerate dal discorso politico il linguaggio, allo scopo di parlare più liberamente di chi di solito da quel discorso politico è oggetto di pregiudizi.

Infatti sostituire le espressioni genericamente discriminatorie oppure offensive permette alcune libertà espressive:
– poter parlare di problemi politici di gruppi di individui ai quali non si appartiene, rivolgendosi a loro appunto in maniera appropriata e non da una posizione di presunta superiorità espressa da un linguaggio scorretto;
– poter nominare correttamente gruppi e individui non per loro “mancanze” o peggio ancora attraverso presunte colpe o difetti, ma attraverso termini puramente descrittivi e non giudicanti. Ci possono essere, e sicuramente ci sono, persone sgradevoli o socialmente pericolose e piene di idee sbagliate tra neri, gay, orientali, diversamente abili, ebrei, donne, come ce ne sono tra uomini bianchi etero occidentali; proprio una corretta scelta linguistica, priva di  qualsiasi violenza verbale, permette a chiunque di definirli, se necessario e con criterio, sgradevoli o socialmente pericolose o pieni di idee sbagliate per questi motivi, e non perché neri, gay, orientali, diversamente abili, ebrei, donne.

Purtroppo una sbagliata ricezione e diffusione dello scopo del politically correct ha generato un pregiudizio proprio sul politically correct: cioè che questo sia un impedimento al parlare sincero e schietto, come se esso imponesse di non criticare in nessun modo chi fa parte di categorie svantaggiate oppure oggetto di pregiudizio. Che è esattamente il contrario dello scopo per il quale è nato.

Ci sono molte persone che rifiutano il politicamente corretto perché lo sentono come un bavaglio, una censura preventiva. Ma non è così: avere più scelte espressive non è  un impedimento all’espressione anzi è una possibilità in più.

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